Madre
Teresa di Calcutta l’ho incontrata due volte.
La
prima volta nel 1981 durante un viaggio in India organizzato dal mio liceo; la
seconda volta nel 1990 quando mi ero recato a san Gregorio al Celio in Roma.
Dell’India, nonostante il ricordo sia lontano, non dimentico l’emozione, come se non
stessi vivendo io stesso quella esperienza e il corpo e la mente fossero quelli
di altri, di quel giorno di luglio mentre partecipavo alle 5 del
mattino, proprio nella Casa Madre delle “Missionarie della Carità” a Calcutta,
vicina al tempio della Dea Kālī, alla preghiera mattutina quotidianamente
recitata dalle suore, quella splendida di San Francesco chiamata “preghiera
semplice”: quella mattina c’era anche Madre Teresa.
E c’era
anche Madre Teresa un mattino della primavera del 1990 alle ore 6.30 al
centro delle Missionarie della Carità a san Gregorio al Celio, dove ero andato
a chiedere loro aiuto per un alcolista che non si sapeva dove far alloggiare e la
vidi arrivare, inaspettatamente, in processione insieme alle consorelle: in
quel torrente di sari bianchi e azzurri c’era anche la Santa che mi aveva detto
sì già prima che glielo chiedessi.
Fabrizio Giulimondi
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