“E’ solo la fine del mondo” di Xavier Dolan è un film di produzione
franco-canadese raffinato e di alto livello intellettuale, toccato dalla visione
artistica ed estetica del cinema di Antonioni e Visconti e lambito dai richiami
al simbolismo di Paolo Sorrentino.
E’
un film fatto di primi piani e di sguardi lunghi, intensi, penetranti, che
dicono ciò che non può essere detto con la parola.
E’
un film sulla incomunicabilità perché i protagonisti non dialogano ma si
scambiano monologhi, rintanati come monadi nella propria imponderabile chiusura.
E’
un film sulla attesa, di qualcosa che deve essere detto, ma non si sa se verrà detto,
in un crescendo boleriano d’ansia.
E’
un film sui particolari che possono disvelare la vera essenza della storia.
E’
un film sui colori, che tingono tenuamente e densamente ogni scena, ogni
immagine, avvolgendo caldamente l’occhio dello spettatore.
E’
un film sulla solitudine e sul dolore che, imprigionato nel proprio balbettio o
rabbioso e dirompente, rimane immutato e tragicamente inalterato nella sua capacità
di dilaniare l’animo di un essere umano.
Louis
dopo dodici anni va a trovare la famiglia e lì trova la madre, la sorella, il
fratello con sua moglie …e l’inizio anticipa la fine.
Fabrizio Giulimondi
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