domenica 1 agosto 2021

"I SETTE KILLER DELLO SHINKANSEN" di ISAKA KŌTARŌ



Aveva gettato in una disperazione ancora più profonda un uomo già disperato di trovarsi di fronte alla morte. Non era da tutti, e Ōji se ne gloriava.”.

Il celebre scrittore crime nipponico Isaka Kōtarō è arrivato nelle librerie di tutto il mondo con “I sette killer dello Shinkansen” (Einaudi), “giallo” claustrofobico, surreale e introspettivo.

La storia corre in equilibrio lungo una corda come un funambolo, è una narrazione funambolica quella che compie l’Autore del Sol Levante, fra incisività e, almeno apparenti, ingenuità.

Il racconto è ambientato dentro un treno-proiettile giapponese e si struttura in un movimento conseguenziale di fermoimmagine che compaiono e scompaiono come un convoglio che appare e scompare fuori e dentro una galleria.

La forma è quella del thriller ma, in realtà, è un breve trattato di sociologia e sulla psicologia di massa e le tecniche manipolatorie delle coscienze. Kōtarō compie una disamina puntuale sulla malvagità umana e sulla sua autogiustificazione, analizzandola ad uno stadio che rasenta la purezza. Tutto nasce da questa domanda: “Perché non si può ammazzare a piacimento un essere umano? L’origine è il genocidio del Ruanda del 1994 per giungere, con il bisturi dell’arte letteraria simile a quella di Baudelaire, a penetrare dentro un’anima putrefatta, l’anima di un ragazzino di 13 anni.

Il libro è un diesel e si muove in maniera pachidermica acquisendo energia e motilità solo nell’avanzare della lettura.

Spunti di immenso interesse e palese attualità emergono dalle pagine del romanzo: alle persone non viene tolta la libertà ma sono esse stesse che se la fanno sottrarre convinte di non poter fare altrimenti.

Io adoro che in questa maniera la gente finisca sotto il controllo di un grande potere.  Cadendo nella trappola della necessità di giustificarsi e difendersi, le persone procedono naturalmente in una certa direzione. Osservare questo fenomeno per me è divertentissimo. Sarebbe il massimo avere in mano quel potere di controllo, non credi? Massacri come in Ruanda, incidenti dovuti agli ingorghi stradali…se ne avessi la capacità, potrei causarli io stesso.

-         Manipolando l’informazione, intendi?”

 

Fabrizio Giulimondi


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