Unione Sovietica sotto Stalin…..Unione Sovietica al ridosso del Crollo
del Muro di Berlino….Russia del dopo disfacimento dell’impero comunista….guerra
di Cecenia.
Un clan-tribù di criminali con proprie rigorose regole mafioso-religiose
e un rigido codice di condotta strenuamente controllato da un nonno-capostipite
(un godfather esteuropeo) di “onesti
banditi” di origine siberiana; il nipote, un ragazzo, un “puro”, che segue pedissequamente i ferrei comandi sanguinari del “gruppo”; una
ragazza “debole di mente” e, per questo, “voluta da Dio” e, dunque, da
rispettare e proteggere.
I tatuaggi come strumento narrativo delle esistenze e dei crimini dei
figli della Madre Siberia, segni
visibili e corporei delle loro storie di morte e violenza, di dignità e di
onore.
Salvatores si allontana di molte miglia dai suoi precedenti film per
farci provare il freddo siberiano, per farci
vedere il sempiterno bianco dei ghiacciai siberiani, per farci sentire per
tutta la durata della proiezione e oltre una costante inquietudine, una impalpabile
ansia e un indefinita sensazione sgradevole nell’anima.
Fabrizio Giulimondi
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