“Si volge per osservarlo, il suo
fratellone, il suo fedele alleato, ma il viso di lui è troppo vicino e non
riesce a vederlo per intero. Vede solo la curva della fronte dove prende forma
il naso e si incurvano le ciglia. Ma non le importa. Le basta essergli vicino,
stare con lui, suo fratello, e mentre il sonno lentamente la trascina lontano,
si sente immersa in un’onda di calma assoluta. Chiude gli occhi e si assopisce,
serena, lì, dove tutto è limpido,radioso, racchiuso in un unico istante”.
Riccardo Muti quando dirige alcune opere verdiane cade in fenomeni di
apnea travolto dalla potenza delle composizioni che prendono vita dinanzi al
movimento delle sue mani e, dinanzi alla grandiosità della Cappella Sistina, si può essere colti dalla sindrome di
Stendhal.
Può capitare di avere le medesime sensazioni nel leggere “E l’eco rispose” di Khaled
Hosseini (Piemme).
Il Cacciatore
di Aquiloni ci ha emozionato e Mille splendidi Soli ci ha reso silenti.
“E l’eco rispose” Vi penetrerà dentro
e lì rimarrà.
Sa di zenzero, di zafferano e di cedro.
Odora di tristezza, di malinconia e di rimpianto, che si trasformano in
una insistente, struggente e insostenibile bellezza che trascina e travolge il
lettore per tutto il racconto e non lo
abbandona mai, perseguitandolo anche dopo aver letto l’ultima parola,
permanendo nell’aria, perché il lettore sa di aver vissuto un’ emozione
violenta e ne ha nostalgia come di un refolo di vento fresco in una giornata
afosa che gli ha lambito il viso e, poi, lo ha lasciato. A quel refolo il
lettore non rinunzia e vuole sentirlo di
nuovo sulla propria pelle.
Che cosa è la Bellezza? che cosa è la Tristezza?si possono sentire e vivere nello stesso momento? Vedrete bellezza
e tristezza negli occhi verdi di una donna molto amata dai capelli color del
grano, che si sono dileguati però nel ricordo di un sogno lontano prima del risveglio.
Amerete ogni singolo personaggio a cui l’Autore dedicherà una storia la
quale, lentamente e impercettibilmente, diverrà una tessera di un puzzle, un pezzo di
un mosaico e, soltanto alla fine, tutto si ricomporrà e ogni vita narrata si
congiungerà l’una all’altra e, finalmente, vedrete l’affresco nel suo intero
splendore: ove prima v’era una assenza subentrerà una presenza.
La tela è stata dipinta con le parole e l’inchiostro verga il segno di sentimenti profondi e indelebili
e, con gli occhi umidi, Vi attarderete qualche minuto in più, dopo aver letto
l’ultima vocale, indugiando immobili sulla pagina finale, con il libro
incollato nelle Vostre mani.
Mille storie, mille apparenze, mille verità, ma la Verità è e sarà una
sola: mille rivoli che, solo apparentemente lontani e confusi, confluiranno
nello stesso fiume, confondendovi le loro acque.
L’ inizio è un viaggio: due fratellini afghani, Abdullah, di pochi anni
più grande di Pari, e il loro padre, duro, d’onore, lavoratore instancabile,
Sabur, invero capace a raccontare
fiabe popolari di jinn, fate e div.
Pari è venduta a ricchi signori e con la separazione dei due bambini la narrazione
inizierà ad attraversare la Vostra anima, per poi lì giacere:
“Ho incontrato una fatina triste
Seduta all’ombra di una betulla.
Conosco una fatina triste
Che una notte il vento ha portato
via con sé”
Fabrizio Giulimondi
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