Gabriele Muccino, regista di respiro internazionale e dotato di grandi doti artistiche e poetiche, dopo La ricerca della felicità e Sette anime (entrambi con il grandioso Will Smith), firma un’altra opera implacabilmente drammatica: “Padri e figlie” (“Fathers and Daughters”).
Un cast di eccezione tutto a stelle e
strisce, fra cui Russell Crowe, che
merita per lo meno la nomination all’Oscar
come miglior attore protagonista, Amanda
Seyfried, sempre più brava, Kylie
Rogers, giovanissima attrice con prodigiose
qualità attoriali alla sua prima impresa cinematografica e, ultima ma non
ultima, Jane Fonda, che non ha
bisogno di presentazioni.
L’interpretazione
di Russell Crowe è fisica, mimica, morale,
spirituale, massimamente coinvolgente, che tiene in tensione emotiva lo
spettatore per tutto il tempo.
La
caparbietà dell’amore di un padre per la figlia, che ha perso la madre. Il buio.
La ricostruzione. La stupidità dell’arroganza. Di nuovo il sopraggiungere della
morte. Quella bambina oramai adulta, incapace di amare e compulsivamente dedita
ad un sesso “mordi e fuggi”. Il sentore di un affetto autentico e un presagio
di speranza.
Splendido
e suggestivo l’escamotage di far
sentire soltanto il sonoro delle “sveltine”– salvo quando viene mostrata la
disperata e autodistruttiva sofferenza sul di lei volto durante un rapporto- , mentre
il regista fa scorrere delicatamente le scene di un vero rapporto finalmente di
amore.
Fabrizio Giulimondi
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