Il
genere letterario del racconto necessita di capacità di narrare una storia in
poche pagine, storie strutturate per coinvolgere il lettore in poche battute.
Non
sempre un romanziere abituato a sviluppare una trama in centinaia di fogli è in
grado di “sintetizzare” il proprio genio in poche decine di migliaia di parole.
È,comunque,
intrigante prendere tredici fra i più grandi scrittori statunitensi, vincitori
di Pulitzer, pluripremiati e venditori di milioni di libri (fra cui Stephen King), e fargli scrivere un
racconto ognuno ispirato da un diverso dipinto del pittore americano Hopper
(1882 – 1967).
“Hopper non era un illustratore né un narratore.
I suoi quadri non raccontano storie. Ma hanno la capacità di evocare in modo
potente e irresistibile quelle racchiuse al loro interno in attesa di essere
raccontate. Hopper sa fermare su una tela un momento sospeso nel tempo – un istante
con un passato e un futuro che lo spettatore è chiamato a rintracciare”.
La stessa
opera maieutica deve essere operata dal lettore con i racconti collazionati in “Ombre”, a cura di Lawrence Block (Einaudi).
Dipingere
è narrare e narrare è dipingere e ogni racconto è una storia che abbozza una
trama, il cui sviluppo è lasciato all’arte immaginifica del lettore. L’immaginazione
è l’intelaiatura e l’abilità creativa di chi legge costituisce il potere
generatore che plasma e conduce a compimento il magma narrativo che ogni Autore
apporta con il proprio schizzo letterario. Gli occhi attraversano accenni di thriller,
voluttuosità sensuali, passaggi onirici ed allucinatori, angosce del ’29, richiami
favolistici.
Una
raccolta polimorfa in cui i lettori divengono a loro insaputa co-autori,
creatori di conclusioni appena tratteggiate nel solco dell’inchiostro.
Fabrizio Giulimondi
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