lunedì 8 aprile 2019

"BORDER-CREATURE DI CONFINE" di ALÌ ABBASI


 
Possono coesistere bellezza e sgradevolezza? La bellezza può contenere in essa la sgradevolezza e la sgradevolezza può includere tracce di bellezza? "Border - Creature di confine" del regista iraniano Alì Abbasi esprime queste domande ma non fornisce alcuna risposta.
"Border" è un film sul confine. Il confine può possedere molteplici connotazioni: può essere un confine geografico, come un confine fra specie viventi, come un confine in seno alla stessa specie fra esseri aventi una autentica tracciabilità umana ed esseri che di umano non hanno più nulla al pari dei pedofili. Fra l'antica leggenda scandinava dei troll e terrificanti realtà odierne la pellicola si costella di immagini in chiaro scuro, colori grigiastri, tenui, mai marcati, accentuati soltanto da tonalità indefinite simili alle aree dove è ambientato, senza confine anch'esse. Le vedute dei boschi non hanno confine e abbracciano tutte le splendide viste della natura che costeggiano ogni parte del mondo. La dogana marittima fra Danimarca e Svezia è un luogo anonimo, nel quale il territorio di uno Stato sfuma per divenire la terra di un altro Stato, ancora più confuso e incerto correndo lungo una linea acquatica.
Il confine fra umanità e bestialità è tremolante e quest'ultima prevale nel momento in cui il troll prende coscienza di chi egli sia veramente, ma nonostante questo al confine animale oppone il confine umano della volontà di non fare del male, di aiutare, di ribellarsi ad un male belluino e vendicativo.
L'assenza di confine porta alla ricerca dei propri confini, delle proprie radici, della propria origine.
Il confine fra i sessi viene annebbiato. È un confine fra corpi ermafroditi e mostruosi e anime nobili, fra corpi aggraziati e anime orribili. Il confine non è netto in quanto il bene e il male non stanno da una parte o dall'altra: troll e umani sono entrambi accumunati dalla contaminazione della bontà e della ferocia.
Odorare non profumi ma emozioni. Questo è "Border - Creature di confine".
Ps. Un plauso alla squadra di truccatori.
Fabrizio Giulimondi 

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