Guarda.
Guarda
e trema difronte a una civiltà che crolla. Trema e grida mentre le fiamme
divampano, mentre si spezza la guglia e cade e langue, mentre la nostra storia
muore in televisione, in diretta mondiale.
Guarda.
Guarda
l’incendio che mangia il legno, le arcate e la corona di spine. Guarda e trema
e piangi perché non la rivedrai mai più. Questi sono gli ultimi attimi, gli
ultimi istanti in cui potrai ricordare e soffri perché il mondo ha perso
un’altra meraviglia.
Te li
ricordi quei rosoni colorati? E la luce che entrava di soppiatto, fra il brusio
e i passi della gente. Io sono rimasta a lungo con la testa all’insù a guardare
gli angeli e i demoni, le statue e l’oro. E non lo sentivi sulla pelle il suono
dell’antico, la voce di chi è passato di qui e poi se n’è andato? Non vedi come
qui dentro la morte non esiste? Su questo marmo che ha visto i secoli passare e
morire, in questo legno che parlava latino e ascoltava le preghiere e le
riportava in cielo. Non lo senti il sapore di un mondo che non è più e di quello
di prima e quello prima ancora, l’odore della storia che è passata e si è
impressa sulle mura e ora vive accovacciata sulle panche, china sull’altare e
ci guarda e noi la guardiamo? Non la senti che ti parla, non vedi come ti scorre
attorno e danza e ti prende le mani e ti racconta di ciò che è stato? Non
riesci a sentire questa musica che viene da lì dietro, proprio dietro le nostre
spalle e dice di Napoleone e canta. Non lo vedi come brucia ora tutta questa
nostra meraviglia, quest’antichità perduta che tutti odiano, che tutti
snobbano? Non la senti straziarsi il petto, stracciarsi le vesti. Non senti le
ustioni, le ulcere nello stomaco? Non vedi come i nostri dolori siano così
piccoli in confronto ai suoi dolori? Perché con lei se ne parte la storia e la
filosofia, con lei se vanno secoli di vita e di altre vite. Con lei perdiamo la
poesia. Con lei, la nostra signora fatta
a pezzi, crollano i sogni di generazioni con le loro guerre, con le loro
ossessioni e se ne parte la poesia. La poesia che ci nutre e ci assiste, che ci
sorregge e ci ama. Perché in lei sopravvivevano mille miliardi di vite passate
e future che si univano e si parlavano. In lei non c’era tempo, non c’era
spazio, ma solo un punto, un minuscolo punto che univa il passato al futuro e
li faceva dialogare, li faceva ridere e le maniche del tempo, le pieghe della
memoria si toccavano e facevano l’amore.
Con
lei se ne parte la bellezza, quella che ha resistito al tempo, davanti alla
quale ci si inginocchia e ci si commuove. Con lei se ne parte l’eternità e la
memoria, la trascendenza che illumina i nostri giorni senza ninfe e senza dei.
Con lei se ne va quell’eco di sacralità remota e fragile che è per noi
l’antico, che ci sussurra la sua saggezza e ci riscalda il cuore, ci racconta
la nostra anima. E la nostra anima sobbalza anche se fingiamo di rimanere
indifferenti, sobbalza nel vedere il fuoco che divampa e divora il nostro cielo
pieno di stelle, la nostra eternità, la nostra memoria. La nostra anima
risponde a un’altra anima, l’anima del mondo nella sua totalità che abbraccia
Minosse, Omero e la Casa Bianca; Google e i volumi di papiro, Virgilio e la
pagina Facebook. E lì dentro gli angoli remoti della storia si toccavano e
nessun uomo era mai morto, Cristo non era mai risorto, perché era tutto fermo,
fisso nella creazione e nella morte insieme, dove la vita si eleva
nell’immobilità dell’arte e trova la sua immortalità.
Alessia Giulimondi
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBel pensiero, però quando crollò il ponte Morandi, dove morirono anche delle persone, diversi giornalisti francesi fecero delle satire.
RispondiEliminaIn realtà non tutte le parti della cattedrali hanno lo stesso valore storico, dato che la guglia principale fu costruita nel 1870. Inoltre la cattedrale non è un puro esempio di gotico, dato che dopo i vari crolli, la adornarono con figure mostruose che non facevano parte del progetto originario.
Se crollasse San Pietro scommetto che ci farebbero pure delle satire.