Vincitore del Premio Campiello 2012
“La collina del vento” (Mondadori) di Carmine Abate è un romanzo che racconta
con sentimento e delicatezza le vicende della Famiglia calabrese Arcuri, dal bisnonno Alberto, al nonno Arturo, al papà
Michelangelo e al figlio e narratore Rino, attraversando la storia d’Italia
dalla prima guerra mondiale ai giorni nostri: parte sonnecchiante per poi
assumere sempre più carica.
L’aspetto veramente bello del lavoro
di Abate è l’amore per la
Famiglia, intesa come gens
che abbraccia quattro generazioni, per la sua evoluzione economica, culturale e sociale, per i genitori, i
fratelli, i nonni e i bisnonni, i cugini, gli zii e i nipoti e per, ultima ma non per ultima, la propria Terra, la propria Collina, il Rossarco, che per tutto il
racconto più personaggi cercano di
sottrarre, con mezzi leciti e illeciti, alla legittima proprietà della Famiglia
Arcuri, che vede più suoi componenti passare guai e guai seri per la sua difesa
ad oltranza.
Il Rossarco è il luogo fisico e metafisico
dove si svolge quasi tutta l’azione, con
qualche interruzione quando la narrazione si sposta a Torino.
Il Rossarco è il luogo ove ai tempi
della Magna Grecia presumibilmente si erigeva Krimisa, la colonia greca
scoperta dall’archeologo trentino Paolo
Orsi, studioso realmente esistito fra il 1859 e il 1835, unico personaggio vero
che percorre la propria appassionante ricerca
del sito insieme alla famiglia Arcuri, da Alberto a Rino.
“La collina del vento” è il racconto della Famiglia Arcuri come luogo
quasi mistico di affetti veri e profondi, della lotta di ogni suo componente
per progredire, per mantenere il possesso della collina
in contrasto ad ogni tipo di pressione, anche di fronte a portentose offerte di
denaro, per non farla deturpare da impianti e villaggi turistici, perché il
Rossarco è la Terra
dei Padri, è la Patria:
lì è nato e morto il bisnonno, è nato e
morto il nonno, sono nati Michelangelo e suo
figlio Rino e moriranno Michelangelo e suo
figlio Rino.
Il Rossarco, ossia la Collina del Vento, ove si
sente la fragranza di profumi non conosciuti in nessuna altra collina al mondo,
è la Terra pregna dei
grandi e piccoli dolori e amori e
speranze e sentimenti vissuti dalla Famiglia Arcuri, ed è il luogo dove la Famiglia Arcuri, insieme
all’archeologo Orsi, cerca con
forsennata passione, scavando anche con le proprie mani, Krimisa.
Il romanzo è in qualche modo
autobiografico. L’Autore è calabrese ma vive a Trento come Paolo Orsi e come alcuni degli Arcuri, che dalla Calabria si trasferiscono a Torino.
La lingua italiana è inframmezzata
dal dialetto calabrese, che talora necessiterebbe di qualche traduzione: vorrà
dire che ne approfitterete per farvi aiutare da qualche amico di quella bella
Terra, fatta di mare e di montagne.
Fabrizio Giulimondi
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