Cloud Atlas di
Tom Tykwer, Andy Wachowski e Lana
Wachowski, è un film della durata di
quasi tre ore, visionario di genere fantasy-fantascientifico - informato alla
filosofia della interazione fra passato,
presente e futuro - racconta cinque storie, che si alternano sempre più repentinamente
nell’incedere della proiezione, saltellando gli occhi dello spettatore dall’una
all’altra, incentrate in cinque epoche diverse e sviluppate in cinque aree geografiche differenti.
I singoli episodi possono risultare,
talora, poco comprensibili e confusi - forse anche per la realizzazione dell’opera a
più mani - , ma è estremamente
suggestiva la linea di pensiero degli Autori .
Dal grembo alla tomba siamo legati agli
altri esseri umani, passati, contemporanei e futuri.
Da ogni crimine e gentilezza
generiamo il passato, il presente e il futuro.
La morte non è altro che la porta su
una altra vita e, talune volte, è il sacrificio obbligato per la Verità.
Il libero Pensiero sovverte l’ordine costituito – nella pellicola –
dalla Uninimità, versione fantastica del vecchio impero sovietico
comunista, tanto che uno dei coprotagonisti cita più volte Solgenitsin,
l’intellettuale di fama mondiale che in
ragione delle sue idee fu internato nei gulag
siberiani.
Le storie ambientate nel passato ricordano non poco Il gladiatore, Braveheart e Il Signore degli
anelli; il linguaggio in esse adoperato è stravagante nella sua inventata antichità.
Il presente è di minore emozionalità
seguendo le ordinarie dinamiche di un action
movie e di una spy story.
Il futuro è senza ombra di dubbio di
maggiore interesse estetico e contenutistico. La narrazione è proiettata nel Giappone del 2144 (invero non troppo distante da quello attuale nella
visuale imprenditoriale - aziendalistica), ove l’eroina
è raffigurata secondo i più classici canoni sexy dei personaggi femminili manga.
Le
metodologie computeristiche sono utilizzate a profusione anche se in
maniera da non infastidire gli spettatori, come in modo esplicito si ammicca
alle mostruose teorie nazionalsocialiste sulla soluzione finale della
popolazione ebraica e alla esaltazione dell’efficientismo e della bellezza
corporea giovanile propria del datato - ma sempre bel film- La fuga di Logan.
La cultura sottesa è originaria del
Sol Levante: basti pensare alla contrapposizione fra Crimine e Gentilezza, che
per un occidentale non ha senso, mentre per un cittadino di quelle Terre è fondata, perché attraverso la Gentilezza le persone esprimono il Bello e il Bene.
Nonostante gli scenari futuristici e
l’approccio allucinatorio ed allucinante del quotidiano immaginato dagli Autori, è sempre l’Amore che riesce a legare un essere inferiore – secondo le regole della società così come strutturata in Cloud
Atlas - con uno superiore: il forte
vincolo sentimentale fra l’eroina e il suo salvatore (il principe azzurro
nipponico del 2144) dimostra che non esistono “purosangue”, ma uomini eguali
fra di loro. L’affermazione di questa Verità assoluta merita il sommo sacrificio della
bella eroina dagli occhi a mandorla, sacrificio affrontato con il sorriso sulle labbra: il
primo che viene coinvolto dalla Verità,da cui viene contagiato e affascinato, è proprio il suo accusatore che la condannerà
alla pena capitale.
Sussiste un filo invisibile che unisce
fatalmente la concezione degli uomini e delle donne viventi nei racconti, un mantra
che soffia fra le pieghe della trama, una convinzione che si muove sempre più
decisamente dall’albore dei tempi sino
ai giorni che verranno: la vita di ognuno
si spande ben oltre i propri confini e i propri limiti, le proprie convenzioni
e le proprie energie ed è questa l’autentica e geniale intuizione dei fratelli Wachowski e di Mr.Tykwer.
Fabrizio Giulimondi
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