lunedì 4 febbraio 2013

"CLOUD ATLAS" DI TOM TYKWER,ANDY WACHOWSKI E LANA WACHOWSKI


Locandina Cloud AtlasCloud Atlas di Tom Tykwer, Andy Wachowski e  Lana Wachowski,  è un film della durata di quasi tre ore, visionario di genere fantasy-fantascientifico - informato alla filosofia  della interazione fra passato, presente e futuro - racconta cinque storie, che si alternano sempre più repentinamente nell’incedere della proiezione, saltellando gli occhi dello spettatore dall’una all’altra, incentrate in cinque epoche diverse e sviluppate in cinque aree  geografiche differenti.
I singoli episodi possono risultare, talora, poco comprensibili e confusi  -  forse anche per la realizzazione dell’opera a più mani -  , ma è estremamente suggestiva la linea di pensiero degli Autori .
Dal grembo alla tomba siamo legati agli altri esseri umani, passati, contemporanei e futuri.
Da ogni crimine e gentilezza generiamo il passato, il presente e il futuro.
La morte non è altro che la porta su una altra vita e, talune volte, è il sacrificio obbligato per la Verità.
Il libero Pensiero sovverte  l’ordine costituito – nella pellicola – dalla  Uninimità, versione fantastica del vecchio impero sovietico comunista, tanto che uno dei coprotagonisti cita più volte Solgenitsin, l’intellettuale di fama mondiale che  in ragione delle  sue idee fu internato nei  gulag siberiani.
Le storie ambientate  nel passato ricordano non poco Il gladiatore, Braveheart e Il Signore degli anelli; il linguaggio in esse adoperato è stravagante  nella sua inventata  antichità.
Il presente è di minore emozionalità seguendo le ordinarie dinamiche di un action movie e di una spy story.
Il futuro è senza ombra di dubbio di maggiore interesse estetico e contenutistico. La narrazione è  proiettata nel Giappone del 2144 (invero  non troppo distante da quello attuale nella visuale imprenditoriale - aziendalistica),  ove l’eroina  è raffigurata secondo i più classici canoni sexy  dei personaggi femminili  manga.
Le  metodologie computeristiche sono utilizzate a profusione anche se in maniera da non infastidire gli spettatori, come in modo esplicito si ammicca alle mostruose teorie nazionalsocialiste sulla soluzione finale della popolazione ebraica e alla esaltazione dell’efficientismo e della bellezza corporea giovanile propria del datato - ma sempre bel film- La fuga di Logan.
La cultura sottesa è originaria del Sol Levante: basti pensare alla contrapposizione fra Crimine e Gentilezza, che per un occidentale non ha senso, mentre per un cittadino di quelle Terre  è fondata, perché  attraverso la Gentilezza  le persone  esprimono il Bello e il Bene.
Nonostante gli scenari futuristici e l’approccio allucinatorio ed allucinante del quotidiano immaginato  dagli Autori,  è sempre l’Amore che riesce a legare  un essere inferiore – secondo le regole della  società così come strutturata  in Cloud Atlas  - con uno superiore: il forte vincolo sentimentale fra l’eroina e il suo salvatore (il principe azzurro nipponico del 2144) dimostra che non esistono “purosangue”, ma uomini eguali fra di loro.  L’affermazione di questa  Verità assoluta merita il sommo sacrificio della bella eroina dagli occhi a mandorla, sacrificio  affrontato con il sorriso sulle labbra: il primo che viene coinvolto dalla Verità,da cui viene contagiato e affascinato,  è proprio il suo accusatore che la condannerà alla pena capitale.
Sussiste un filo invisibile che unisce fatalmente la concezione degli uomini e delle donne viventi nei racconti, un mantra che soffia fra le pieghe della trama, una convinzione che si muove sempre più decisamente  dall’albore dei tempi sino ai giorni che verranno: la vita di ognuno si spande ben oltre i propri confini e i propri limiti, le proprie convenzioni e le proprie energie ed è questa l’autentica e geniale  intuizione dei fratelli Wachowski e di Mr.Tykwer.

Fabrizio Giulimondi

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