martedì 14 maggio 2013

"NO, I GIORNI DELL'ARCOBALENO"DI PABLO LARRAIN



 
NO, I GIORNI DELL’ARCOBALENO”, interessante film di Pablo Larrain sulla fase che precedette lo svolgimento del referendum il  5 ottobre 1988 in Cile sulla prosecuzione o meno per ulteriori otto anni come Presidente della Repubblica del dittatore Augusto Pinochet: fu un fatto clamoroso, a livello politico e costituzionale, non solo per il Cile ma per il mondo intero.
Una tirannide militare sorta l’11 settembre 1973 dopo il colpo di Stato che indusse al suicidio il Capo di Stato eletto democraticamente Salvator Allende  - e splendidamente descritta nel romanzo (poi tradotto in versione cinematografica) della nipote Isabel Allende La Casa degli Spiriti -  cessata senza alcuno spargimento di sangue attraverso l’esercizio di un atto di pura democrazia diretta quale è il referendum. Tale strumento fu richiesto -  dopo quindici anni dalla sanguinaria presa di potere e dopo migliaia di torture, eliminazioni di massa, imprigionamenti abusivi, scomparse di moltitudini di studenti -  dalla comunità internazionale: oggetto della consultazione sarebbe stato il SI o il NO alla permanenza al potere in veste di Presidente della Repubblica per altri otto anni di Pinochet. La campagna sarebbe durata ventisette giorni e sarebbero stati mandati tutti i giorni per quindici minuti  ciascuno gli spot a favore dell’una e dell’altra posizione.
Una risata vi travolgerà! Questo è il nocciolo della lotta propagandistica del NO (alla permanenza del tiranno). Le inserzioni televisive per il NO, in un primo tempo basati su riferimenti espliciti agli efferati crimini del regime, piano piano si tramutano, grazie alla arguzia – contrastata dall’ala comunista dei diciassette  partiti componenti l’opposizione – di un noto pubblicitario figlio di esuli, in sketch ironici ed allegri,  che condurranno il Cile verso la libertà con la prevalenza dei NO con ben il 54,68 % dei consensi: una moglie che dice NO al marito che vuole fare l’amore con lei; il ragazzo che si attacca un foglietto di carta con sopra scritto NO sulla lingua e molto altro ancora.
Accattivante e intelligente la pellicola è realizzata con stile documentaristico, costellata da filmati di repertorio dell’epoca, oltre con una tecnica che ricorda  quella del vecchio super otto, con spostamento rapido delle inquadrature, colori sfumati e immagini non completamente nitide, abilmente sfocate. Il sonoro è in presa diretta, per chi lo sente in lingua originale spagnola .
Ho parlato di cambiamento di regime, da ferocemente repressivo a democratico senza spargimento di sangue, senza colpo ferire:  colpisce – e molto - la  scena finale di un Pinochet, dimessosi pacificamente dopo la sconfitta referendaria (e rimasto Capo delle Forze armate, una sorta di Fatherland), compiere il passaggio di consegne nel 1989 con il neo eletto (espressione della coalizione di centro-sinistra) Presidente della (libera) Repubblica cilena Patricio Aylwin.
E’ un vero peccato, oltre ad essere inspiegabile,  che l’opera in commento  sia uscita già nei primi giorni nel circuito cinematografico  - almeno a Roma – di “minore importanza”…e non me ne vogliano i titolari!

Fabrizio Giulimondi

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