Le colpe dei padri (secondo in classifica al Premio Strega edizione 2013) di Alessandro
Perissinotto (Piemme), già tributario
del Premio Selezione Bancarella 2012 con
Semina il vento
Chi è Guido Marchisio? Chi è Ernesto Bolle? Sono la stessa persona o sono due persone diverse con una unica peculiarità nel colore dell’iride, l’eterocromia?
Il primo viene da una famiglia alto borghese dei quartieri bene di Torino.
Il secondo è figlio di una coppia dei “bassi” torinesi che militava nelle Brigate Rosse, morta nel
sangue.
Guido Marchisio è un ingegnere, importante dirigente della Fiat, che deve mettere mano,
per conto di “capi” più in alto di lui, alla ristrutturazione dell’azienda a
causa della crisi che affligge l’Italia.
Ristrutturazione è sinonimo di cassa integrazione e, poi, di
licenziamento per chiusura degli impianti, delocalizzati presso Stati ove la manodopera e il materiale costano molto meno.
Un vero manager esercita tale incarico con durezza e determinazione, non
badando a quisquilie umane o
sentimentali, anche se tali decisioni portano alla disperazione operai e impiegati e, la disperazione, talora,
conduce al suicidio. Ma Guido Marchisio
rientra in questa cerchia di esseri umani?
Ogni personaggio, anche secondario, è descritto in maniera nitida, a tratti marcati. Ognuno di
essi è espressione di una ideologia passata, triste ma sempre drammaticamente
reale. La provenienza di molti di loro è legata alla cultura
marxista-comunista, che ha infarcito ogni momento della loro esistenza, perché
non sussisteva né sesso, né cinema, né teatro, né spazio ludico che non dovesse
essere "impegnato", non dovendosi lasciare nulla alla giocosità di una normalità esistenziale.
E poi sono arrivate le P38 e le persone non sono state più tali ma
vittime o carnefici.
La fictio letteraria adoperata
dall’Autore per raccontare la storia è intrigante: è lo stesso Perissinotto ad
intervistare il protagonista, Guido,
sino al finale.
Vedete, ha ragione lo scrittore! L’epilogo di un libro non può essere necessariamente a
lieto fine, perché spesso è la stessa esistenza
umana a non consentirlo.
“La vita non ci offre sempre un bel
finale preparato: lo concede ad alcuni, ma lo nega ad altri. I finali della vita
sono spesso come quelli dei brutti romanzi: improvvisi, bruschi, immotivati”
Fabrizio Giulimondi
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