martedì 24 settembre 2013

"L'AMORE GRAFFIA IL MONDO" DI UGO RICCARELLI: VINCITORE DEL PREMIO CAMPIELLO 2013


  

 

 
L'amore graffia il mondo” del compianto Ugo Riccarelli (Mondadori), vincitore della ultima edizione del Premio Campiello.

Parole morbide, calde  e musicali, sinfonicamente orchestrate fra di loro, raccontano, con lo stile di un amarcord felliniano,  la vita di Signorina, ultima di cinque figli di primo e secondo letto,  e del suo papà, Delmo, capostazione di un paesino del torinese, socialista, le cui idee durante il ventennio lo inducono, per onore e dignità, a dimettersi.

Il racconto ripercorre l’occupazione di Abissinia, la guerra civile spagnola, la campagna di Albania e il conflitto mondiale. E poi il risorgere della vita, la ricostruzione, la libertà.

Signorina è una eroina, nobile d’animo, il cui amore travalica tutto ed è donazione totale di se stessa, perché una madre non è in grado di resistervi: “e allora gli si mise accanto e cercò inutilmente di ricacciare in gola il boccone d’amore che ancora una volta voleva uscire da lei, per spiegargli col linguaggio assurdo dei sogni quello che aveva capito, togliendosi con un gesto lento l’orrenda camicia da notte che le avevano messo in ospedale. Per mostragli il suo corpo nudo, graffiato, sanguinante. Guastato dall’amore”.

L’amore graffia: graffia l’incontro con la persona amata e  graffia il cuore di Signorina quando si imbatte in Beppe; graffia durante il parto, nel dare alla luce Ivo, figlio dell’atto di amore fra Signorina e Beppe e anche l’atto di amore graffia; graffia nel compimento dell’atto di morte dell’aborto, perché tanto Dio è come quei cacciabombardieri americani che lanciavano bombe su case, stazioni, vite, affetti, noncuranti dello strascico di annientamento che lasciano; graffia il respiro di Ivo, ruvido e corto, affetto da grave patologia polmonare, pur non sapendo la malattia che l’amore di una madre, l’amore incondizionato di Signorina, precederà i tempi e guarderà oltre, portando  due nuovi polmoni al figlio.

L’amore che porta alla pazzia. L’amore geniale riposto fra le dita di Signorina, sarta eclettica e abile e creatrice di modelli di gusto francese. L’amore che non lascia tempo alla disperazione.

Questo è un romanzo drammatico, triste, mesto, malinconico, inquieto, carico di illusioni e disillusioni, colmo di speranze e sgarberie della vita, pieno di sogni e magie infrante, pregno di fatica e stanchezza, di notti insonni e  occhi senza più lacrime, accusatore di un tempo traditore che giocherella con le persone, parimenti a quelle divinità greche, annoiate dall’inconcludente trascorrere dei lustri, mollemente impegnate ad intervenire, benignamente o malevolmente, nelle esistenze degli esseri umani.

Questo libro, però, non è mai disperato, mai cupo, mai rassegnato, perché vi regna sovrano quel sentimento chiamato  amore. L’Autore cerca “il modo in cui imprigionar la bellezza per riuscire a renderla visibile, concreta.”.

Amore e senso di colpa, forse perché non può esistere l’uno senza l’altro, forse perché l’uno è indissolubilmente intrecciato all’altro, nell’eterno contrasto fra la realizzazione di incantevoli capi di abbigliamento e il dover  Signorina seguire attentamente, giorno e notte, il figlio Ivo, mentre ha fame d’aria, mentre cerca un po’ di ossigeno da ingerire, da ingoiare: forse perché l’amore dato al marito e ad un figlio poteva essere donato anche ad un altro figlio, che dalla mano assassina di una mammana Signorina ha consentito che gli fosse  graffiato  via.

E’ storia di affetti delicati ed autentici, di intimità, di focolare domestico, di casa, di abbracci fra marito e moglie, fra padre e figlio, fra madre e figlio: ” Soprattutto mancava l’abbraccio rassicurante delle madri, dei genitori, dell’odore familiare della propria casa, del conforto delle proprie cose..

E’ narrazione di distruzione e di guerra, che tutto porta via e nulla rispetta. Sopraggiunge in alcuni passaggi una potenza descrittiva da mozzafiato e la loro  lettura provocano  brividi lungo la schiena e  strette allo stomaco e accelerazione dei battiti cardiaci: “grappoli di bombe che scendevano a spianare la stazione e a sfondare le case, a distruggere le cucine, i salotti, i bagni, le camere da letto e gli ingressi, ad aprire con maleducazione gli armadi e a gettare all’aria cinture, fazzoletti e sciarpe, mutande, bretelle e tutto quanto adesso si mischiava con i mattoni sbrecciati e i calcinacci, in un mucchio di rovine che fino a poco prima erano state le loro vite.”.

 

Ugo Riccarelli, che la terra Ti sia leggera!

 

Fabrizio Giulimondi

 

 

 

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