venerdì 1 novembre 2013

FABRIZIO GIULIMONDI: "SOLO IL BELLO CI SALVERA' DALLA MEDIOCRITA' " - GEMME DI IMPRESSIONISMO AL MUSEO DELL'ARA PACIS IN ROMA


Dopo il commento in questa Rubrica alla suggestiva mostra sull’opera pittorica di Paul Cezanne al Complesso del Vittoriano (Roma), ecco un’altra visita culturale  - assolutamente da non perdere! -  sugli artisti impressionisti “Gemme dell’impressionismo”,  al Museo dell’Ara Pacis, Lungotevere in Augusta (Roma), dal 23 ottobre 2013 al 23 febbraio 2014.

I locali dell’Ara Pacis ospitano la raccolta dei dipinti impressionisti e post impressionisti provenienti dalla National Gallery of Art di Washington.

L’atmosfera di  raccoglimento degli spazi che accolgono le opere rispecchiano il gusto dei collezionisti privati statunitensi, che hanno goduto di queste “gemme di pittura” prima di donarle,  con grande atto di mecenatismo,  alle gallerie per garantirne la pubblica fruizione.

I quadri  esposti fanno conoscere all’incantato visitatore tutte le diverse sfumature dell’arte impressionista e le diverse sensibilità degli artisti che hanno costellato la sua galassia: Pierre Bonnard (il giallo e il verde in Scale nel giardino dell’artista sono extra ordinem), Eugene Boudin, Paul Cezanne, delle cui nature morte e della cui produzione impressionista e non abbiamo già parlato in questa stesso angolo culturale), Jean-Baptiste Camille Corot, Edgar Degas, Henri Fantin-Latour, Jean-Louis Forain, Paul Gaugin,  con il suo Autoritratto dedicato a Carriere e Auguste Renoir  con il Ritratto di Claude Monet (che fanno dire a Baudelaire nel 1860:  una bella testa d’uomo conterrà qualcosa di ardente e di triste - dei bisogni spirituali, delle ambizioni tenebrosamente represse - l’idea di una potenza grondante e senza impegno”), Vincent Van Gogh, con il suo meravigliosamente avvolgente Campo di Girasoli, Johan Barthold Jongking, Edouard Manet, Claude Monet, Berthe Morisot, Camille Pissarro, Odilon Redon, Pierre Auguste Renoir (“Le due qualità di un’opera d’arte? Deve essere indescrivibile e inimitabile”), George Pierre Seureat, Alfred Sisley (dinanzi i suoi lavori si rimane senza parole e senza fiato), Henri de Toulose-Lautrec, con la sua rappresentazione di nani, ballerine, giocolieri e gente del circo,  perché è a quel mondo che si sentiva di appartenere per il suo sgraziato aspetto fisico, Antoine Vollon e, last but non least,  Edouard Vuillard.

Come diceva dei seguaci della scuola impressionista Emile Zola “sono pittori che amano il loro tempo…cercano prima di tutto di penetrare il senso esatto delle cose. Le loro opere sono vive perché le hanno prese nella vita e le hanno dipinte con tutto l’amore che provano per i soggetti moderni”.

Le pitture sono prevalentemente su olio e realizzate en plein air, tecnica a cui Paul Cezanne diede ampio respiro (come potrete ammirare nella mostra al Vittoriano) e di cui il precursore fu all’inizio del XIX secolo l’artista francese Pierre-Henri de Valenciennes, che nel trattato ”Elementi di prospettiva pratica” (1800) invitò i pittori di paesaggio ad osservare dal vero la natura e iniziare i dipinti ad olio direttamente all’aperto: “tutti gli studi sulla natura devono essere realizzati in due ore e, se eseguiti al tramonto o al sorgere del sole, per non più di mezz’ora”.

Andateci, perché solo il Bello ci salverà dalla mediocrità e dalle brutture da cui siano circondati e che ci vendono autoritariamente imposte.

Fabrizio Giulimondi
 

 

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