La
sofferenza, la solitudine e il disagio dell’anima che possono devastare l’organismo di una persona presenti ne La solitudine dei numeri primi, vincitore
dei Premi Strega e Campiello edizioni
2008, di Paolo Giordano, li troviamo
anche nella sua opera seconda “Il corpo umano” (Mondadori). Non posso
non condividere quanto detto da Massimo Gramellini: ”Una sensibilità chirurgica e una scrittura credibile nelle descrizioni
come nei dialoghi. Pagine splendide e inesorabili.”.
Un
battaglione di carabinieri attraversa una valle del Gulistan in Afghanistan, in esecuzione di una missione che nasce sbagliata
per ordini scellerati dei superiori e
finisce nella tragedia, con cinque soldati ammazzati e uno gravemente ferito
dai talebani.
Ogni
militare vivrà la propria distruzione interna in maniera diversa. Ognuno di
loro è un eroe da tragedia greca e, primo fra tutti, Renè, che emerge in mezzo ai commilitoni per
drammaticità e volontà di riscossa. In Renè la determinazione di avere un
futuro è superiore alla devastazione del rimorso.
In Giordano v'è la corporeità del dolore, la fisicità dell'angoscia.
E’
un romanzo che per lunghi tratti tormenta il lettore e, credo,
non lascerà indifferenti neanche
i più cinici e avvezzi a storie di umanità dilaniata e a conflitti interiori ed esteriori.
Non
può non essere letto.
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