martedì 5 luglio 2016

"CANTO DELLA PIANURA" DI KENT HARUF (VOLUME SECONDO DELLA "TRILOGIA DELLA PIANURA")


haruf
Dopo Benedizione di Kent Haruf (già recensito in questo blogsono approdato al secondo volume della “Trilogia della Pianura”, “Canto della Pianura” (NN Editore).
Il vocabolo inglese Plainsong che dà il titolo a questo romanzo indica plasticamente lo stile narrativo in esso seguito: con il termine Plainsong si suole significare il “canto piano”, ossia la forma di canto monodico, senza accompagnamento musicale, diffuso nel Medioevo, come quello gregoriano.
La musicalità del “canto piano” si fonde nelle sonorità della pianura, musicalità e sonorità che divengono parole, segni, lemmi. Storie semplici, comuni, intense nella loro normalità, commoventi perché fatte di sentimenti sinceri. Realtà e surrealismo sono un tutt’uno. La tecnica narrativa, rispetto al precedente lavoro, è più spaziosa, più ampia, più a largo respiro, arricchita da aggettivazioni continue e prorompenti.
Racconti di esistenze: di una ragazzina minorenne incinta ospitata da due fratelli, chiusi agli altri per una vita intera, delicati e affezionati, commoventemente delicati e affezionati nei confronti di questa fragile e forte fanciulla.
Racconti di esistenze: di un insegnate liceale con una moglie oramai fuori di senno ed i suoi due figli, uomo che non si piega di fronte alle prepotenze, fermo e pervicace, scatenato quando i suoi due ragazzi sono vittime di vili soprusi.
Racconti di esistenze: una ragazza incinta, due fratelli asociali che la ospitano, un’insegnante, i suoi due figli, la moglie depressa, vite narrate individualmente, in maniera monadica, in maniera monastica, in maniera solipsistica, che prendono forma in un connubio di affetti e di incontri, di “insieme” che prende il posto all’”Io”.
Holt è un  luogo fisico e immaginario, è la “casa”, è la “Patria” dove tutto ha avuto inizio in Benedizione e tutto avrà la sua conclusione in Crepuscolo.
Holt è il nome di varie cittadine statunitensi, anche se nessuna è in Colorado, perché Holt un po’ ricorda l’“Hora” dei capolavori dello scrittore Arbëreshë Carmine Abate: Holt e Hora sono luoghi geografici e pertugi dell’anima, dove ogni lettore trova la propria dimora.
Il tocco dell’Autore è sempre soffice, il suo sguardo benevolo, tutto si riempie della magia dell’affetto, ogni tratto di penna è carico di attenzione per l’altro, nulla è lasciato al caso.
Sobrietà. Normalità. Quotidianità. Incanto. Bellezza.
Nulla si conclude tragicamente, tutto si risolve nel tenero tocco del “cum patior” che ogni personaggio di Haruf prova nei confronti di un altro essere umano.

Fabrizio Giulimondi

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