Un
libro che sa di sangue, di dolore e della follia di ragazzi e ragazzini che si
sono ammazzati perché neri o rossi, fascisti o comunisti, camerati o compagni, parioli o zecche, in realtà tutti manipolati,
messi l’uno contro l’altro, insufflati di odio
da personaggi cresciuti all’ombra del potere e che grazie a quella
violenza hanno messo le mani sull’Italia.
Tutto
ha inizio con l’eccidio di Acca Larentia il 7 gennaio 1978 nel quartiere Tuscolano
di Roma. Tre ragazzi missini (Franco
Bigonzetti, Francesco Ciavatta, Stefano Recchioni ) - quindi
fascisti e, pertanto, “schiuma della terra” per la Politica, i mass media e l’inteligentia progressista di allora - trucidati
da mani assassine riconducibili presumibilmente alla galassia terrorista
comunista. Una lunga striscia di sangue - senza colpevoli o priva di sentenze di
condanna eseguite - che origina da quel maledetto 16 aprile 1973 con il rogo
di Primavalle e la morte dei fratelli Mattei per mano di appartenenti a Potere Operaio, per giungere a
metà degli anni ’80 agli ultimi misfatti
dei brigatisti rossi.
Con
una narrazione appassionata e sofferta, di cui il lettore sente le lacrime e lo strazio degli Autori, Valerio Cutonilli
e Luca Valentinotti, “Acca Larentia, quello che non è stato mai
detto” (Edizioni Trecento, 2009)
analizza in modo accurato e con il supporto di fonti giornalistiche,
giudiziarie e testimoniali le terribili vicende di quegli anni, ambientate
prevalentemente nel quartiere romano dell’Appio - Tuscolano.
La
ricostruzione dei fatti è chiara e coinvolgente e, soprattutto, fa male, molto
male.
Fabrizio Giulimondi
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