1 –
Vi è un inganno di fondo: il referendum apparentemente riguarda solo la riforma
costituzionale Renzi ma in realtà, seppur in maniera nascosta, riguarda anche
la legge elettorale (c.d. “Italicum”) che consente la maggioranza assoluta dei
seggi alla Camera dei Deputati (340 su 630) anche ad un partito che ha vinto le
elezioni al secondo turno con soltanto il 25 per cento. Con la riforma Renzi le
leggi le approva prevalentemente solo la Camera e, quindi, le leggi vengono
approvate da una Camera con un alto numero di deputati che non corrispondono agli
effettivi voti presi (55 per cento dei seggi della Camera dei Deputati e magari
il partito ha preso solo il 25 per cento).
2 – Il Senato perde competenze e forza ma rimane in piedi e, quindi, non è vero che
vi è questo grande risparmio di spesa: ai sindaci e ai consiglieri
regionali spettano le indennità (fissate dalla Regioni e non sono basse) per
recarsi dalla loro sede al Senato e la sede del Senato (palazzo Madama) rimane
con i suoi costi e il suo personale.
3 – Il Senato è ridotto del numero di senatori ma non si riesce a capire perché
rimane inalterato il numero dei deputati.
4 – Il Senato è composto prevalentemente da sindaci e consiglieri regionali. Due
sono le cose: o al Senato non v’è nulla da fare, oppure, se v’è da fare,
consiglieri e sindaci sono distratti dal loro lavoro per cui sono stati eletti
per farne un altro male (quello di senatore). Si può fare i senatori part time mentre si deve fare il
gravosissimo lavoro del Sindaco?
5 – Bicameralismo perfetto: una legge per entrare in vigore deve essere approvata
con lo stesso testo, ossia passa dalla Camera dei Deputati al Senato finché non
è approvata con la stessa formulazione. Se un ramo del Parlamento sbaglia,
l'altro corregge. La riforma prevede che l'approvazione avvenga spesso solo
nella Camera dei Deputati e, pertanto, non sussiste più alcuna possibilità di
correzione.
6 – L’attuale procedura di approvazione delle leggi è semplice: il testo è votato
prima dall’una e poi dall’altra Camera. Con la riforma il tipo di procedura
cambia a seconda del tipo o contenuto della legge. I costituzionalisti stanno
dibattendo su quante siano le procedure di approvazione di una legge secondo la
riforma (otto? dieci? boh!) e in caso di indecisione sul tipo di procedura da
seguire l'ultima parola spetta ai Presidenti della Camera e del Senato: e se
non si mettono d'accordo? Si manda tutto alla Corte costituzionale con un
incredibile aggravio dei tempi? Alla faccia della semplificazione!
7 – Dubbi: essendovi l’autorizzazione a procedere per i senatori è malevolo pensare che al Senato potranno mandare consiglieri regionali e sindaci inquisiti?
8 –
Si dice che il bicameralismo perfetto (approvazione dello stesso testo da parte
di entrambi i rami del Parlamento) crei una lungaggine burocratica nella approvazione di una legge: i Governi Berlusconi, Monti, Letta e Renzi quando
hanno voluto le hanno fatte approvare in pochi giorni: non è un problema
costituzionale ma di presenza o meno di volontà politica (gli aumenti
retributivi parlamentari li hanno approvati in pochissimi giorni).
9 – Una caratteristica delle Costituzioni occidentali è la chiarezza delle
disposizioni che devono essere concise e capite da tutti: alcuni articoli della
riforma sono di una tale complessità da creare problemi ai tecnici del settore.
10 – Sempre leggendo la riforma costituzionale Renzi con la legge elettorale (“Italicum”)
già in vigore, si rischia che i parlamentari di maggioranza (che rispondono di
fatto tutti al Presidente del Consiglio) eleggano Presidente della Repubblica e
cinque giudici della Corte costituzionale (tre la Camera dei deputati e due il
Senato): la la parte politica che governa può nomina gli organi costituzionali - che dovrebbero
essere super partes, di controllo e di garanzia - anche
senza il coinvolgimento delle opposizioni.
11 – Si dice che i senatori sono “messi lì” per un legame con il territorio (un
certo numero di senatori a Regione): rispondono al territorio o al partito che li
ha messi lì?
12 – A proposito di opposizione la riforma prevede uno Statuto delle opposizioni in
realtà soltanto formalmente, perché rimanda la reale istituzione di esso ai
regolamenti parlamentari, che saranno
approvati anch’essi dalla maggioranza governativa.
13 – Nel Senato vi sono cinque senatori di nomina del Presidente della Repubblica
che durano esattamente come il suo mandato, ossia sette anni: un partitino
fisso del Presidente?
Fabrizio Giulimondi
Grazie Fabrizio, questo lo girerò a qualche amico.
RispondiEliminaGrazie a Te!
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