lunedì 12 marzo 2018

“LE CARTE LIBERATE. VIAGGIO NEGLI ARCHIVI E NEI LUOGHI DELLE COLONIE PENALI DELLA SARDEGNA” DI VITTORIO GAZALE E STEFANO TEDDE (CARLO DELFINO EDITORE)


Le carte liberate. Viaggio negli archivi e nei luoghi delle colonie penali della Sardegna” (Carlo Delfino Editore) è un saggio estremamente approfondito, colto, attento ad ogni minimo particolare, e traccia la storia, anche sotto una visuale architettonica, edilizia e urbanistica, delle le colonie penali e delle aree geografiche che le hanno accolto e che le accolgono in Sardegna.
Gli Autori, con somma maestria, narrano le vicende delle colonie penali dagli Stati pre-unitari ad oggi, focalizzando la propria attenzione in relazione agli aspetti esistenziali di chi vi ha dimorato e vi dimora.
Le colonie penali rappresentano una storia di esseri umani, delle loro sofferenze e delle loro speranze, di donne e uomini che, mediante il lavoro, ritrovano se stessi, si ritrovano nella Comunità e si “fanno ritrovare” dalla societas. L’ambiente e la natura costituiscono elementi essenziali delle strutture coloniali penali e del lavoro che colà si svolge.
Un tempo ubicate in luoghi insalubri e malarici, oggi le colonie penali sono situate in aree ove la funzione terapeutica, rieducativa e di risocializzazione si può svolgere al meglio. La cura e l’allevamento degli animali da cortile, da pascolo e da stalla realizza un momento importante del percorso terapeutico al pari del lavoro agricolo e della produzione di prodotti caseari, culinari e alimentari
Lo zibaldone di fotografie d’epoca e contemporanee arricchiscono visivamente la studio accurato e dotto portato avanti da Vittorio Gazale e Stefano Tedde. Le foto formano, insieme alla scrittura, il linguaggio adoperato dagli ideatori per portare a conoscenza dei lettori, anche su un piano emozionale, le misure statuali di intervento sulle persone socialmente pericolose, a molti poco conosciute. Il lavoro scongela storie rinchiuse e tenute nascoste per decenni, mettendo a disposizione del lettore documenti, fascicoli, fogli matricolari, registri, minuziose relazioni di servizio, manoscritti redatti da internati, impilati in archivi o gettati in depositi: carte fredde e anonime piano piano prendono vita e assumono volti e nomi dei loro autori. Dalla damnatio memoriae si passa ad una rinnovata e inverata memoria collettiva.
Un autorevole lavoro letterario e figurativo che ha come “dietro le quinte” aspetti giuridici di primo piano inerenti l’ordinamento penitenziario nel loro sviluppo e nella loro evoluzione storica ed ordinamentale.
Fabrizio Giulimondi

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