“Le carte liberate. Viaggio negli archivi e
nei luoghi delle colonie penali della Sardegna” (Carlo Delfino Editore) è un saggio estremamente approfondito,
colto, attento ad ogni minimo particolare, e traccia la storia, anche sotto una
visuale architettonica, edilizia e urbanistica, delle le colonie penali e delle
aree geografiche che le hanno accolto e che le accolgono in Sardegna.
Gli
Autori, con somma maestria, narrano le vicende delle colonie penali dagli Stati
pre-unitari ad oggi, focalizzando la propria attenzione in relazione agli
aspetti esistenziali di chi vi ha dimorato e vi dimora.
Le
colonie penali rappresentano una storia di esseri umani, delle loro sofferenze
e delle loro speranze, di donne e uomini che, mediante il lavoro, ritrovano se
stessi, si ritrovano nella Comunità e si “fanno ritrovare” dalla societas. L’ambiente e la natura
costituiscono elementi essenziali delle strutture coloniali penali e del lavoro
che colà si svolge.
Un
tempo ubicate in luoghi insalubri e malarici, oggi le colonie penali sono
situate in aree ove la funzione terapeutica, rieducativa e di risocializzazione
si può svolgere al meglio. La cura e l’allevamento degli animali da cortile, da
pascolo e da stalla realizza un momento importante del percorso terapeutico al
pari del lavoro agricolo e della produzione di prodotti caseari, culinari e
alimentari
Lo
zibaldone di fotografie d’epoca e contemporanee arricchiscono visivamente la
studio accurato e dotto portato avanti da Vittorio
Gazale e Stefano Tedde. Le foto
formano, insieme alla scrittura, il linguaggio adoperato dagli ideatori per
portare a conoscenza dei lettori, anche su un piano emozionale, le misure
statuali di intervento sulle persone socialmente pericolose, a molti poco
conosciute. Il lavoro scongela storie rinchiuse e tenute nascoste per decenni,
mettendo a disposizione del lettore documenti, fascicoli, fogli matricolari,
registri, minuziose relazioni di servizio, manoscritti redatti da internati,
impilati in archivi o gettati in depositi: carte fredde e anonime piano piano
prendono vita e assumono volti e nomi dei loro autori. Dalla damnatio memoriae
si passa ad una rinnovata e inverata memoria collettiva.
Un
autorevole lavoro letterario e figurativo che ha come “dietro le quinte”
aspetti giuridici di primo piano inerenti l’ordinamento penitenziario nel loro
sviluppo e nella loro evoluzione storica ed ordinamentale.
Fabrizio Giulimondi
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