giovedì 13 giugno 2019

"ALADDIN" di GUY RITCHIE


 
Dopo decenni di produzioni su piccolo e grande schermo, animate e recitate, musical e teatrali, è arrivato nelle sale cinematografiche "Aladdin" di Guy Ritchie, pellicola molto piacevole e sprizzante.
Colpisce la prevalenza del linguaggio coreografico, ritmico, musicale, canoro, danzante e coloristico proprio del cinema di Bollywood su quello classico di Hollywood.
Le tinte purpuree ed accese, le scene di massa di ballerini coperti di vestigia sgargianti e l'esplosione di balli trascinati da sonorità arabo-persiane   costituiscono lo splendido tocco artistico che punteggia la trama di una storia immersa nell'affascinante mondo di un antico e perduto Oriente.
L'occhieggio alla modernità irrompe scoppiettante con un sempre carismatico ed eclettico Will Smith (il Jinn, il Genio della Lampada) che nel "fare l'attore" torna ai suoi primi amori: il canto e il ballo.
La bellezza della principessa Jasmine (Naomi Scott) toglie il fiato, accompagnata alle doti di simpatia, agilità e furbizia di Aladino (Mena Massoud). Anche l'Italia c'è nella voce del doppiatore del sultano padre di Jasmine: nientepopodimenoche Gigi Proietti.
La tradizione favolistica e disneyana intinge in un delicato e gradevole romanticismo. Modernità e antichità a braccetto formano un prodotto da consigliare a qualsiasi generazione.
Fabrizio Giulimondi

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