CONSUMO DEL SUOLO
Ogni
giorno in Italia si cementificano 100 ettari di superficie libera e, secondo il rapporto 2018 dell'ISPRA, il
consumo di suolo continua ad aumentare: tra nuove infrastrutture e cantieri - che da soli coprono più di tremila ettari -
si invadono aree protette e a
pericolosità idrogeologica sconfinando anche all’interno di aree vincolate per
la tutela del paesaggio (coste, fiumi, laghi, vulcani e montagne), soprattutto lungo la fascia costiera e i corpi
idrici, dove il cemento ricopre ormai più di 350 mila ettari, circa l’8% della
loro estensione totale
Il
suolo agricolo che viene destinato alla cementificazione è una sconfitta per
agricoltori e cittadini. È una sottrazione di biodiversità animale e vegetale,
di terra utilizzabile per la produzione di cibo, di risorse naturali non
rinnovabili di cui non potranno godere le generazioni attuali e future.
Il
suolo è una risorsa fondamentale non solo dal punto di vista
agricolo-alimentare ma anche paesaggistico e ambientale. La perdita di
superficie agricola, infatti, comporta inevitabilmente una riduzione della
produzione agricola, rendendola insufficiente a soddisfare il fabbisogno
alimentare nazionale e facendo crescere la dipendenza dell'Italia dall'estero. Preservare
la vocazione agricola del suolo ed evitare di snaturarne e stravolgerne le
connotazioni naturalistiche, attraverso l'eccessiva urbanizzazione, significa tutelare
il paesaggio e l'ambiente, oltre ridurre il rischio di disastri idrogeologici.
Per
realizzare questi obiettivi la Commissione Agricoltura del Senato sta
esaminando più proposte legislative nel rispetto dei princìpi fondamentali espressi
dagli artt. 9 e 117 Cost.
Molto
importante è disporre il divieto del cambio di destinazione d'uso dei terreni
agricoli che hanno usufruito di aiuti di Stato o unionali, nonché incentivare
il recupero del patrimonio edilizio rurale al fine di favorirne l'opera di
manutenzione, ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti.
Fabrizio Giulimondi
TURISMO
ENOGASTRONOMICO
Cibo,
identità, cultura, scoperta: cos’è un territorio se non la somma di queste
peculiarità?
Il
cibo e il vino spesso sono una delle porte di accesso più immediate a un
territorio, una delle prime esperienze con le quali il viaggiatore
contemporaneo cerca un contatto con la cultura e le tradizioni del luogo.
Sostenere questa offerta significa generare valore per i territori che sono la
fonte creativa della nostra identità plurale, determinando un effetto
moltiplicatore che dall'agricoltura e il paesaggio passa ai prodotti
alimentari, alle tradizioni enogastronomiche e, infine, ai territori, agli
abitanti, ai turisti, all'economia e al turismo.
La
propensione a viaggiare con motivazioni legate all’enogastronomia arriva nel
Meridione al 52%, al 47% nelle regioni del Centro Italia, al 41% per quanto
concerne i territori del Nord Ovest e al 39% del Nord Est.
In
relazione alla età, i nati tra il 1965 e il 1980 (47%) e i Millennials (1981-1998) (46%) hanno dichiarato di avere svolto viaggi
di natura enogastronomica.
Il 98%
dei turisti italiani ha partecipato ad almeno una esperienza enogastronomica nel
corso di un viaggio compiuto nel triennio 2016-2018.
Fra
gli "spazi enogastronomici" risultano più popolari: i mercati e
mercatini caratteristici (82%); bar e ristoranti storici (72%); le esperienze
di visita ai luoghi di produzione, con in
primis le aziende agricole (62%) che registrano un tasso di interesse
maggiore rispetto alle cantine (56%).
Il 92%
dei turisti enogastronomici che ha svolto una vacanza con questa motivazione
primaria nel triennio (2016-2018) ha scelto una località italiana.
Il
disegno di legge sulla istituzione dell'insegnamento della storia e della
cultura delle eccellenze enogastronomiche italiane come materia di educazione
civica, approvato dalla Camera dei deputati e approdato da poco in Senato,
rappresenta un decisivo passo avanti per una maggiore valorizzazione, anche
sotto un aspetto culturale, delle pregevolezze che gli agricoltori italiani
portano sulle tavole di noi tutti.
Il Decreto
Ministeriale MIPAAFT 13 marzo 2019 costituisce un grande successo idoneo a dare
fiducia ad un settore fortemente strategico per l'economia del nostro Paese, costituisce
un passo avanti per una migliore regolamentazione del settore e promuove il
rapporto tra territorio, prodotti agroalimentari e turismo, soprattutto nelle
aree interne e nelle zone a forte vocazione vitivinicola. In virtù di questo
D.M. le aziende vitivinicole disciplineranno le loro attività di accoglienza,
di divulgazione e degustazione, proponendo particolari percorsi esperienziali e
turistici incentivando il mercato dei viaggi, delle vacanze e del
turismo.
In
particolare, viene data finalmente una puntuale definizione di “Enoturismo”,
vengono completate alcune semplificazioni fiscali per le aziende agricole e
vengono definiti anche degli standard minimi di qualità dei servizi offerti. Inoltre,
il settore viene dotato di un quadro normativo completo e armonizzato a livello
nazionale, che potrà certamente incoraggiare le imprese e le associazioni di
categoria a trovare e implementare una strategia organica comune delle attività
enoturistiche, con la possibilità di promuovere in futuro anche un logo unico a
livello italiano.
Fabrizio Giulimondi
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