LA SOSTENIBILITA’
AMBIENTALE STA DIVENTANDO TRAIETTORIA dello SVILUPPO ECONOMICO
Stiamo
vivendo un MUTAMENTO DI RAPPORTO AMBIENTE/ECONOMIA nell’OTTICA dello
SVILUPPO SOSTENIBILE RISPETTO dell’AMBIENTE come NUOVA CONDIZIONE dello
SVILUPPO compatibile con la limitatezza delle risorse per le
generazioni future.
Per questo
motivo la GREEN ECONOMY impone di prendere in
considerazione oltre ai BENEFICI anche l’IMPATTO AMBIENTALE di
una scelta produttiva à DANNO AMBIENTALE non può
essere più concepito come un semplice COSTO ma va affrontato in CHIAVE
PREVENTIVA.
La tutela
dell’ambiente diventa NUOVA BUSSOLA che orienta le
soluzioni sul piano economico, legislativo e tecnologico idonee
a promuovere un modello di sviluppo sostenibile.
Ne
sono esempi significativi il riciclo dei rifiuti e il ricorso
alle energie rinnovabili: sotto tale profilo è molto suggestiva la nuova
frontiera dei biocarburanti di seconda generazione che, grazie alla
chimica delle biomasse, possono essere ottenuti dai materiali di scarto organico
di natura animale e vegetale e dai residui dell'industria agro-alimentare.
LEGALITA’
AMBIENTALE DIVENTA VALORE PER IMPRESA
PENSARE ad un nuovo
modo di fare impresa che si pone in una zona intermedia tra il profit e
il non profit secondo una nuova logica del profitto responsabile.
Società che oltre allo scopo di lucro
perseguono una o più finalità di beneficio comune e operano in
modo responsabile, sostenibile e trasparente nei confronti di
persone, comunità, territori e ambiente, attività culturali e
sociali.
Generare un
nuovo obiettivo: benessere ambientale e sociale (per la comunità, i
lavoratori e in ultima analisi per le generazioni future).
QUESTO
NUOVO TARGET ha RITORNO per le IMPRESE poiché il tema del rispetto
dell’ambiente ha assunto ormai valore primario: evitare
costi processuali e stigma di una condanna; guadagno in termini di immagine.
ANCHE il
MERCATO PUBBLICO fa da NUOVA LEVA per IMPRESA rivolta all’AMBIENTE e al SOCIALE
·
È l'Italia dell'illegalità legata allo smaltimento illecito dei
rifiuti e dei reati contro l'ambiente quella fotografata dal Rapporto Ecomafia
di Legambiente del 2018 che indica, nel 2017, in 4,4 milioni di tonnellate di
rifiuti sequestrati nel nostro Paese. Il fatturato dell'ecomafia è salito a 14,1 miliardi (+9,4 per cento
2018 rispetto al 2017), una crescita dovuta soprattutto alla
lievitazione nel ciclo dei rifiuti, nelle filiere agroalimentari e nel racket animale.
·
Il "Daspo ambientale" proposto dal Ministro
dell'Ambiente, Sergio Costa, è una ottima intuizione: "Chi inquina - dice - a mio parere è il caso che lasci il
territorio, perché non lo ama. Se vogliamo salvare il pianeta imitazioni anche
da queste piccole cose".
·
Presidente della Repubblica. "È
cresciuta negli anni la coscienza del limite e del grande valore delle risorse
ambientali, che richiedono cura e responsabilità da parte di ogni componente
della società - ha detto Sergio Mattarella - lo sfruttamento dei beni comuni,
lo squilibrio, l'inquinamento, le azioni fraudolente, il dissesto sono veri e
propri delitti compiuti contro le generazioni di domani, e costituiscono
nell'oggi una violenza che comprime i diritti della persona".
"L'ambiente degradato e saccheggiato - denuncia il capo dello Stato - è,
al tempo stesso, uno spazio vittima delle organizzazioni del crimine e brodo di
cultura della loro espansione".
L'impennata delle
inchieste sui traffici illegali di rifiuti è anche all'origine dell'incremento registrato degli illeciti
ambientali (+18,6 2018 rispetto al 2017).
La corruzione rimane il nemico numero uno dell’ambiente e dei cittadini e nello sfruttamento illegale delle risorse
ambientali riesce a dare il peggio di sé. Lo smaltimento dei rifiuti
è un settore di grande valore economico gestito da funzionari pubblici e
singoli amministratori che hanno un ampio margine di discrezionalità. Così,
coloro i quali dovrebbero in teoria garantire il rispetto delle regole e la
supremazia dell’interesse collettivo su quelli privati, crea l’humus ideale per le pratiche corruttive.
·
L'aumento dei traffici illeciti di rifiuti
Crescono le tonnellate di rifiuti sequestrate dalle forze dell’ordine nell’ultimo anno e mezzo (4,5 milioni di tonnellate dal 1 gennaio
2017 al 31 maggio 2018).
IL RUOLO CRUCIALE LO
SVOLGONO LE MAFIE
per quanto i reati
ambientali siano commessi anche da faccendieri e imprese varie, le
organizzazioni di stampo mafioso hanno un ruolo cruciale.
Nell'agroalimentari riflettori puntati sul mercato ittico: vongole e cozze allevate in ambienti non controllati e
inosservanza del fermo biologico sono i reati più comuni nel settore
agroalimentare, che toccano i 37mila, in crescita rispetto al 2016. Oltre al
settore ittico i comparti più colpiti sono quello della ristorazione, dei vini
e alcolici, della sanità e cosmesi e in genere.
·
Economia sommersa ed economia criminale
L’economia
sommersa è l’insieme di tutte le attività economiche che contribuiscono al
prodotto interno lordo ufficialmente osservato, ma che non sono state
registrate e quindi regolarmente tassate, con l’esclusione del giro d’affari
delle attività criminali. In pratica, in base a questa definizione, possiamo
dire che esistono tre PIL: quello ufficiale, quello sommerso e quello
criminale.
Passando ai numeri, le valutazioni di Banca d’Italia, Corte dei
Conti, Istat ed Eurispes sul sommerso vanno da un terzo a oltre metà del
fatturato in chiaro del settore privato.
Per la Banca
d'Italia, che si basa sull’analisi del flusso di denaro contante nel
quadriennio tra il 2008-2012, l’economia inosservata rappresenta il 31,1% del PIL.
In valore assoluto, l’economia che
sfugge alle statistiche ufficiali sfiora i 490 miliardi di euro, 290 dei quali
dovuti all’evasione fiscale e contributiva e circa 187 all’economia criminale.
Per la Corte dei
Conti l'evasione si situa intorno al 21% del PIL, dato che pone l’Italia al
secondo posto della graduatoria internazionale, dopo la Grecia. La Corte, a
differenza di Bankitalia, piuttosto che valutare in modo sistematico il
fenomeno del sommerso in termini di imponibile, valuta il mancato gettito e in
particolare gli effetti perversi e pesanti della corruzione sul funzionamento
della pubblica amministrazione.
Secondo l’Istat - rapporto del
2016 in riferimento a dati del 2013 - il
sommerso rappresenta il 12,9% del PIL, ossia 210 miliardi di euro circa. Il
dettaglio dell’evasione è così ripartito: 31% nel settore agricolo, 13,4% nell'industria e
21,9% nei servizi.
Nel 2016 sommando
i tre PIL (ufficiale, sommerso e criminale) il prodotto interno italiano
complessivo schizzerebbe a oltre 2.200 miliardi.
La quantificazione del fatturato e del patrimonio delle mafie è
attività, invece, molto più difficoltosa: secondo i
diversi studi (Sos Impresa, Banca d'Italia e Transcrime), si passa da 26 a 138
miliardi di euro. Di solito le stime si basano su valutazioni soggettive
ritenute attendibili dalle fonti investigative istituzionali (denunce,
sequestri e confische), ma si tratta di criteri basati su presunzioni e non su
una complessità di dati empirici.
La fonte che di
solito viene presa a riferimento per la quantificazione in termini economici
delle attività criminali è il rapporto annuale di Sos Impresa, secondo il quale nel 2012 il fatturato delle mafie era
stimato in 142 miliardi di euro, la liquidità disponibile in circa 68 miliardi,
l’utile in 105 miliardi.
La Banca d'Italia ha effettuato una
stima basandosi sulla domanda di contante integrata da informazioni sulle
denunce per droga e prostituzione messe in relazione al PIL delle singole
province italiane. Nel rapporto
pubblicato nel 2015 attribuisce all’economia criminale un valore pari al 10,9%
del PIL nel periodo 2005-2008, ma in continua e costante ascesa.
Più contenuti i
dati di Transcrime (centro di ricerca sul crimine transnazionale): il giro
d’affari della criminalità organizzata ammonterebbe in media “solo” all’1,7%
del PIL, con un fatturato che varia in un intervallo compreso tra i 17,7 e i
33,7 miliardi. L’ipotesi di fondo dello studio è che solo una fetta delle
attività illegali sia controllata da organizzazioni criminali (ad eccezione delle
estorsioni, tipiche del crimine organizzato): il fatturato delle mafie
varierebbe tra il 32 e 51% del PIL illegale.
Di certo v’è di certo l’esistenza di una gigantesca distorsione
nel nostro tessuto economico istituzionale tale da drenare, ogni anni, una
quantità ingente di risorse produttive.
Da ricordare l’approvazione - all'unanimità e con una staffetta velocissima
- il 18 ottobre 2016 della legge sul
caporalato. La nuova normativa ha rafforzato il contrasto
a questa realtà, con l’introduzione nel codice penale dell’art. 603 bis,
collocato proprio tra i delitti contro la libertà individuale della persona. Il caporalato è un fenomeno inumano che si
è inteso fortemente avversare con grande determinazione. La legge sanziona
la condotta anche del datore di lavoro e non soltanto dell’intermediario;
prevede l’applicazione di un’attenuante in caso di collaborazione con le
autorità; l’arresto obbligatorio in flagranza di reato e, in alcune ipotesi, la
confisca dei beni. Il provvedimento stabilisce, inoltre, l’assegnazione al
Fondo anti - tratta dei proventi delle confische ordinate a seguito di sentenza
di condanna per il delitto di intermediazione illecita e sfruttamento del
lavoro ed estende, altresì, le finalità del Fondo alle vittime del delitto di
caporalato, oltre a valorizzare le aziende virtuose.
Il 19 dicembre
2018, le Commissioni parlamentari della Camera riunite XI Lavoro e XIII
Agricoltura hanno deliberato un'indagine conoscitiva sul fenomeno del cosiddetto
"caporalato" in agricoltura. A tale proposito il presidente
dell'Inps, Pasquale Tridico, nel corso
dell'audizione, ha sottolineato che "la situazione è drammatica" e
che il caporalato è un problema "di criminalità organizzata, non solo di
lavoro irregolare". Per contrastarlo Tridico ha proposto "la
creazione di una task force di ispettori Inps che collaborino con forze
dell'ordine e magistratura" ma anche "un utilizzo maggiore di
strumenti tecnologici come i droni per fare controlli più precisi su
appezzamenti e loro redditività".
Tridico ha inoltre
sottolineato che tra il 2016-2018 sono stati accertati dall'Inps "93.700
rapporti di lavoro fittizi in agricoltura". Si tratta di "numeri
impressionanti che si concentrano al Sud ma non solo" visto che dal 2011
"c'è un aumento del fenomeno molto forte anche al Centro e al Nord, ma
soprattutto una forte correlazione tra tasso di criminalità e caporalato".
Secondo le stime del IV rapporto dell’Osservatorio
“Placido Rizzotto” della FLAI-CGIL (giugno 2018), "le infiltrazioni
mafiose nella filiera agroalimentare e nella gestione della domanda-offerta di
lavoro attraverso il caporalato muove un’economia illegale e sommersa di oltre
cinque miliardi di euro". Sono 400-430 mila i lavoratori non
italiani a rischio di ingaggio irregolare. Fra loro, quelli in condizione di
grave vulnerabilità sono 130 mila. Secondo l’ISTAT (report L’andamento
dell’economia agricola, 2018), «una quota relativamente elevata di occupazione
del settore ha carattere non regolare: il
tasso di irregolarità è risultato pari al 17,9% nel 2015 (ultimo dato
disponibile), superiore a quello registrato per l’intera economia, pari al
15,9%.
È necessario stabilire un
lavoro sempre più sinergico fra tutti gli attori istituzionali che agevoli il
nostro Paese ad implementare la propria crescita economica, i livelli
occupazionali già in costante aumento ed il clima di fiducia (già migliorata),
rafforzando contestualmente la cornice di legalità all’interno del sistema
economico e sociale.
In un’economia
sempre più globalizzata è decisivo attrarre investimenti stranieri e
incoraggiare la competitività sul piano internazionale, così come contrastare con rinnovata efficacia le sacche di economia
sommersa e criminale che rappresentano un odioso freno allo sviluppo economico
e produttivo del Paese.
In conclusione,
vogliamo e dobbiamo vincere la sfida della legalità. Una sfida che è prima di
tutto culturale, poiché solo contrastando con efficacia gli incancreniti
fenomeni mafiosi si può davvero ripristinare il rispetto della legalità nei
rapporti sociali ed economici. Abbiamo il dovere di garantire una leale
concorrenza sul mercato, improntata a parametri di equità e di equilibrio
sociale.
Inoltre, occorre
garantire una maggiore appetibilità delle strutture e delle funzioni statuali,
a cominciare dalle regioni maggiormente in difficoltà dal punto di vista
economico. Bisogna aiutare i cittadini a scegliere lo Stato e aiutare lo Stato
stesso ad essere appetibile agli occhi dai cittadini. Dobbiamo rompere questo circuito pernicioso che conduce a trovare nelle
mille opportunità sommerse dell’economia mafiosa le risposte ai piccoli e
grandi drammi occupazionali e sociali esistenti, a maggior ragione in quei
imprenditoriali sfibrati dalla crisi.
La lotta agli eco-criminali deve essere una delle priorità
inderogabili del Governo, del Parlamento e di
ogni Istituzione pubblica, così come delle organizzazioni sociali, economiche e
politiche, dove ognuno deve fare la sua parte, responsabilmente.
La avviata maggiore formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali
di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge in tema di eco-reati certamente
rende più incisiva ed efficace l'azione di contrasto ai reati ambientali,
specie se realizzati ad opera di associazioni criminali.
L'introduzione della
etichettatura obbligatoria sul fronte agroalimentare, esteso a tutti i cibi confezionati, consente di individuare e
rendere certa la provenienza geografica della materia prima, fornendo
informazioni preziose al consumatore.
Basta vedere
quello che è successo con l’introduzione dell’obbligo di origine per il grano
nella pasta: come è stato recentemente testimoniato i produttori, sulla spinta
dei consumatori che chiedevano di non mangiare più grano canadese trattato con
il glifosato in pre-raccolto, hanno letteralmente azzerato leimportazione dal
Canada e dagli Stati Uniti.
Vi può essere corruzione senza Mafia, ma non esiste Mafia senza
corruzione: il contrasto alla corruzione costituisce fatalmente anche un
contrasto alla Mafia.
IMPORTANTE PER CONTRASTARE LE ECO-MAFIE: la Mafia si struttura ad
impresa, paragonabile ad una grande azienda multinazionale che vive
nell’illegalità utilizzando, però, strumenti e percorsi formalmente legittimi. La prevenzione della infiltrazione mafiosa nelle gare d’appalto
è uno dei grimaldelli principali per ostacolare l’avanzata del potere
economico-mafioso, consentendo solamente alle imprese sane e tecnicamente e
finanziariamente attrezzate di poter partecipare a procedure ad evidenza
pubblica: se ne avvantaggia lo Stato che riceve lavori, servizi e forniture
qualitativamente ottimi ed il mercato, che vede valorizzati i suoi operatori
migliori.
L’affidabilità di un operatore economico è di primaria importanza
non solo per la stazione appaltante, ma per le stesse imprese in fase di
affidamento dei lavori.
Credo che oramai si è preso coscienza che la Mafia, o meglio, le
Mafie, rappresentino un problema non solo di ordine interno alla sovranità
nazionale, ma anche di sicurezza internazionale.
Il fenomeno
sociale ed economico della globalizzazione ha coinvolto anche le Mafie, che
oramai interloquiscono fra di loro e stipulano accordi criminali ed affaristici
al pari di qualsiasi altro soggetto privato o pubblico. La Mafia è un modello agevolmente esportabile, una sorta di format da
prendere a modello e riprodurre negli Territori più disparati.
La dimensione
sempre più marcatamente transnazionale dei processi economici, specialmente sul
versante finanziario, rischia di mettere fuori gioco gli strumenti giuridici
tradizionali a base nazionale. Le più sofisticate forme di criminalità organizzata
si muovono in questo spazio astatuale accumulando ingenti capitali, in una
vasta rete opaca e sfuggente di alleanze. Per
questo immaginare e progettare un’Antimafia a livello europeo può dare vita ad
un percorso efficace di effettivo contrasto al fenomeno della globalizzazione
criminale di stampo mafioso, a partire proprio dal contrasto ai retai
ambientali e di danno all'eco-sistema (spostamento di materiale pericoloso, inquinante e
radioattivo da una parte all'altra del Continente europeo).
Parallelamente
alla globalizzazione delle Mafie si deve procedere alla globalizzazione del
dialogo fra autorità giudiziarie e polizie.
Le Mafie seguono i
capitali e la mafia con la scoppola in testa è un antico retaggio che può
piacere ai cineasti, ma non corrisponde più alla realtà odierna: i mafiosi sono
diventati poliglotti ed esperti di regole della finanza e dell’economia e
gestiscono “affari” di ogni tipo. Mafia, infatti, vuole dire commercio di droghe, ma anche tratta di
esseri umani in concomitanza all’incremento del fenomeno migratorio di massa,
oltre che movimentazione di materiale cancerogeno da fare scomparire.
Come afferma il compianto sociologo Bauman, non si possono dare
risposte locali a problemi globali, vista la presenza di Mafie in molti Paesi
europei ed extra-europei.
Fabrizio Giulimondi
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