lunedì 15 gennaio 2018

"COME UN GATTO IN TANGENZIALE" DI RICCARDO MILANI


E se uno (il grande Antonio Albanese) dei tanti teofori delle teorie multiculturali, integrazioniste, mondialiste, entusiasti della “contaminazione fra etnie” nelle periferie del mondo, potenziali laboratori di una unica comunità umana, scopre come un fulmine a ciel sereno che la figliola tredicenne, bambolina, educata, acqua e sapone, bilingue, giocatrice di cricket, con costosissima borsa sulla spalla,  frequentatrice di college britannici,  si è fidanzata con un ragazzino “molto ma molto romanaccio”, taglio di capelli e vestiario “di un certo tipo”, proveniente da  una delle peggiori borgate romane, figlio di una madre (impareggiabile  Paola Cortellesi) iper-tatuata, greve,  precaria (anzi, precarissima) sul lavoro, di  un padre entra-e-esce-dalla-galera (e chi se non Claudio Amendola) e nipote di zie ladre compulsive?
Cambia tutto, cari miei, cambia tutto: l’ ”anima bella” si trova dinanzi la realtà.
Il film divertente, intelligentissimo e coraggioso “Come un gatto in tangenziale” di Riccardo Milani, demolisce pezzo a pezzo il sistema ipocrita progressista-politicamente corretto, radical-chic-buonista.
Antonio Albanese (aiutato dalla moglie interpretata da Sonia Bergamasco) incarna tutte le “anime belle” del mondo: sì alla tolleranza ed alla “contaminazione” fra gruppi umani diversi ma al di fuori dei confini delle spiagge di Capalbio, lontano da appartamenti antichi e lussuosi siti nel centro di Roma (ma potrebbero essere i “Saviano” che vivono a Manhattan); sì alla libertà sessuale ma per le figlie altrui.
Paola Cortellesi è la metafora del Popolo vittima delle scelte “sociologiche ed urbanistiche” delle fulgide e copiose menti pensanti di Sinistra, elaboranti sistemi ideali che praticano solo, però, sugli altri: è la Cortellesi che deve vivere in mezzo all’arroganza di moltitudini di immigrati; è la Cortellesi che deve avere tutto impregnato della puzza del cumino delle pietanze dei “migranti”; è la Cortellesi che deve prendere il sole nelle squallide spiagge-carnaio di Coccia di Morto dopo due ore (o forse più) di auto; è la Cortellesi che deve vivere una squallida esistenza in un altrettanto squallido palazzone simil- Serpentone (di Corviale il regista ha già ben artisticamente parlato in un altro suo lavoro, “Scusate se esisto”,  che ha visto la bravissima attrice recitare con Raoul Bova).
La coppia Albanese-Cortellesi – già sperimentata in “Mamma o papa?” precedente lavoro di Riccardo Milani – è professionalmente vincente: la Cortellesi spicca ancora più il volo rispetto all’abbinamento con Bova (“Scusate se esisto”) e con Verdone in “Sotto una buona stella”, diretto dallo stesso attore romano.
Che vi devo dire signore e signori miei? Andate a vedere questo film-verità, questo film-documentario, possibilmente in compagnia di una delle tante “anime illuminate” che deambulano in questa nostra bella e disgraziata Penisola.

Fabrizio Giulimondi 


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