Nelle
notti della storia, quando il totalitarismo più torvo avanza, occorrono uomini
che abbiano il coraggio di pronunziare le espressioni “guerra” e “resistenza ad
oltranza”. Nel maggio 1940 le truppe hitleriane dilagavano incontrastate in
tutta Europa e già venivano intraviste dalle bianche costiere di Dover. Il
Primo Ministro Chamberlain e il suo Cabinet
cercavano una risibile pace con un essere di nome Hitler. Il pacifismo di
un governo imbelle stavano consegnando anche il Regno Unito al nazismo.
Joe Wright con
la sua opera “L’ora più buia” si
inserisce nel corposo genere cinematografico sui grandi eventi della storia
moderna e contemporanea.
L’intuizione
artistica del registra londinese consiste nel tratteggiare con ironica astuzia i
tratti umani, psicologici ed “estetici” di Winston Churchill (interpretato da Gary Oldman, Premio Oscar 2018 come Migliore Attore Protagonista; anche Premio Oscar come Miglior Trucco e Acconciature): micidiale
bevitore di alcolici e superalcolici, formidabile mangiatore di carne (non come
il vegetariano Hitler), incontenibile fumatore di sigari, dotato di un carattere
iracondo e avvezzo alla battuta, anche
volgare.
Winston
Churchill il 10 maggio 1940 riceve da re Giorgio VI (la cui figura è
potentemente pitturata da Tom Hooper nel suo film “Il discorso del re”), l’incarico
di Prime Minister, dopo un’entusiastica
richiesta dell’opposizione laburista e di quella nauseata del suo partito (conservatore),
sino ad allora retto dal dimissionario Chamberlain.
Winston
Churchill - interpretato da Gary Oldman che ha ben meritato la nomination agli Oscar 2018 come Miglior
Attore Protagonista (affiancata alle altre quattro candidature come Miglior
film, Migliore Scenografia, Migliore Fotografia e Migliori Costumi) - vive un
costante travaglio interiore fra le sue convinzioni di salvataggio della Gran
Bretagna e dell’Europa dall’ “imbianchino degenerato” – la cui pericolosità era
stata da egli già più volte annunciata e denunciata nel vile silenzio degli
altri leader nazionali e continentali – e la cieca codardia dei suoi colleghi politici.
Churchill
il bevitore, il mangiatore di carne, il tabagista, l’iracondo, il volgare, il
pingue, sarà colui che, con un possente e indimenticabile discorso pronunziato
il 4 giugno del 1940 dinanzi ad una tripudiante House of Common, marcherà le parole: “We shall fight on the beaches”.
Ebbe così
inizio la lunga marcia verso la vittoria con l’evacuazione (magistralmente
raccontata da Christopher Nolan in “Dunkirk”) di 338 mila soldati,
prevalentemente britannici, bloccati a Dunkerque nella Francia occupata dalla “Croce
Uncinata”.
Dovranno
trascorrere cinque anni di blood, toil,
tears and sweat, per far gustare di nuovo all’Europa quella libertà che un
becero pacifismo rischiava di far evaporare del tutto.
“L’ora
più buia” è un lavoro didattico e didascalico da far vedere, prima che alle
scolaresche, ai dirigenti politici e istituzionali, per consentir loro di comprendere
al meglio che, innanzi all’avanzare di
forze oscure e tiranniche, solo un bellico coraggio e una lucida e ferrea
lungimiranza possono condurre alla salvezza dell’Uomo, del Vecchio Continente e
della stessa Umanità.
“Perdere
la speranza è un lusso che i leader non possono permettersi”…….Thanks
Winston!
Fabrizio
Giulimondi
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