E se
uno (il grande Antonio Albanese) dei
tanti teofori delle teorie multiculturali, integrazioniste, mondialiste, entusiasti
della “contaminazione fra etnie” nelle periferie del mondo, potenziali
laboratori di una unica comunità umana, scopre come un fulmine a ciel sereno che
la figliola tredicenne, bambolina, educata, acqua e sapone, bilingue,
giocatrice di cricket, con costosissima borsa sulla spalla, frequentatrice di college britannici, si è fidanzata con un ragazzino “molto ma
molto romanaccio”, taglio di capelli e vestiario “di un certo tipo”, proveniente
da una delle peggiori borgate romane,
figlio di una madre (impareggiabile Paola Cortellesi) iper-tatuata, greve, precaria (anzi, precarissima) sul lavoro, di un padre entra-e-esce-dalla-galera (e chi se
non Claudio Amendola) e nipote di zie
ladre compulsive?
Cambia
tutto, cari miei, cambia tutto: l’ ”anima bella” si trova dinanzi la realtà.
Il
film divertente, intelligentissimo e coraggioso “Come un gatto in tangenziale” di Riccardo Milani, demolisce pezzo a pezzo il sistema ipocrita
progressista-politicamente corretto, radical-chic-buonista.
Antonio
Albanese (aiutato dalla moglie interpretata da Sonia Bergamasco) incarna tutte le “anime belle” del mondo: sì alla
tolleranza ed alla “contaminazione” fra gruppi umani diversi ma al di fuori dei
confini delle spiagge di Capalbio, lontano da appartamenti antichi e lussuosi
siti nel centro di Roma (ma potrebbero essere i “Saviano” che vivono a Manhattan);
sì alla libertà sessuale ma per le figlie altrui.
Paola Cortellesi è la
metafora del Popolo vittima delle scelte “sociologiche ed urbanistiche” delle fulgide
e copiose menti pensanti di Sinistra, elaboranti sistemi ideali che praticano solo,
però, sugli altri: è la Cortellesi
che deve vivere in mezzo all’arroganza di moltitudini di immigrati; è la Cortellesi che deve avere tutto
impregnato della puzza del cumino delle pietanze dei “migranti”; è la Cortellesi che deve prendere il sole
nelle squallide spiagge-carnaio di Coccia di Morto dopo due ore (o forse più) di
auto; è la Cortellesi che deve vivere
una squallida esistenza in un altrettanto squallido palazzone simil- Serpentone
(di Corviale il regista ha già ben artisticamente parlato in un altro suo
lavoro, “Scusate se esisto”, che ha
visto la bravissima attrice recitare con Raoul Bova).
La
coppia Albanese-Cortellesi – già sperimentata
in “Mamma o papa?” precedente lavoro di Riccardo
Milani – è professionalmente vincente: la Cortellesi spicca ancora più il volo rispetto all’abbinamento con
Bova (“Scusate se esisto”) e con Verdone in “Sotto una buona stella”, diretto
dallo stesso attore romano.
Che vi
devo dire signore e signori miei? Andate a vedere questo film-verità, questo
film-documentario, possibilmente in compagnia di una delle tante “anime illuminate”
che deambulano in questa nostra bella e disgraziata Penisola.
Fabrizio Giulimondi
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