Dopo il commento in questa Rubrica alle suggestive mostre
sull’opera pittorica di Paul Cezanne e
gli Artisti italiani del ‘900 al Complesso del Vittoriano e sugli artisti impressionisti “Gemme dell’impressionismo”, al Museo dell’Ara Pacis, ecco di nuovo
allestite al Vittoriano a cura di Guy
Cogeval e Xavier Rey altre pictures at an exhibition di provenienza
parigina sull’impressionismo ed il post impressionismo, “Musée
d’Orsay, Capolavori”, dal 22 febbraio all’8 giugno 2014.
L’esposizione porta per la prima
volta a Roma straordinari lavori compiuti
tra il 1848 ed il 1914 dai grandi Maestri francesi Gauguin, Corot, Monet,
Degas, Sisley, Pissarro, Manet, Seurat, oltre dal genio dell’ olandese Vincent van Gogh, proponendo un
percorso artistico che – attraverso una selezione di oltre sessanta opere –
parte dalla pittura accademica dei salon,
passando lungo la rivoluzione prodotta dal nuovo sguardo
impressionista, per poi giungere alle
soluzioni formali dei nabis (profeti
in ebraico) e dei simbolisti.
Invero, questa mostra abbraccia
le tre grandi correnti pittoriche del XIX secolo, ossia l’impressionismo – e l’impressionismo
ed il neo impressionismo sono al centro della mostra – il realismo ed il
simbolismo, precursore dell’espressionismo.
Dalla tecnica adoperata dagli
artisti impressionisti, le cui tele di
impareggiabile bellezza potrete godere al primo ed al secondo piano del Palazzo
del Vittoriano, avrete l’opportunità di
notare la rottura con l’arte accademica
ufficiale che nei salon, ossia nelle
esposizioni di quadri e di sculture che si svolgevano annualmente o
biennalmente a Parigi, trovava la sua sede naturale. L’arte accademica ufficiale
dei salon seguiva rigidamente tre
regole fisse: la rappresentazione di soggetti religiosi, classici o storici; la
perfetta definizione delle opere dipinte; i colori sfumati con pennellate
invisibili.
La scuola impressionista
raffigura persone reali e paesaggi e scene spontanee della vita quotidiana,
lavorando en plein air, come
suggeriva l’artista
francese Pierre-Henri de Valenciennes nel trattato ”Elementi di prospettiva
pratica” (1800), ove invitò i pittori di paesaggio ad osservare dal vero la
natura e iniziare i dipinti ad olio direttamente all’aperto: “tutti gli studi sulla natura devono essere realizzati in due ore e, se
eseguiti al tramonto o al sorgere del sole, per non più di mezz’ora”.
L’impressionista
accosta piccole pennellate di colore per rendere l’effetto della luce: la luce
ed il colore sono gli elementi
fondamentali di questa corrente pittorica. I colori degli oggetti non sono
fissi, ma modificati da ciò che li circonda. Le ombre sono colorate e non
neutre o scure. L’Artista deve cogliere
l’attimo, al pari di una fotografia, per rendere perenne e immortale l’istantaneo,
fissando le luci ed i colori, i bagliori
tipici di un preciso istante in un determinato luogo blocacto in un momento che non si ripresenterà più. Le
luci sono naturali se il pittore opera en plein air, ma artificiali se,
come nella ritrattistica al secondo piano, le figure sono riprodotte in situazioni galanti, in un cafè, in
una sala da tè o in un ambiente teatrale.
Della “utilizzazione”,
della “gestione” e del “trattamento” della luce e dei colori ad opera dei
maestri impressionisti si innamorò Vincent van Gogh: il giallo che già
presenzia prepotentemente nelle opere esposte al secondo piano, dominerà e signoreggerà la serie di dipinti di olio su
tela I Girasoli, realizzati fra il 1988 ed il 1989.
Nei ritratti
impressionisti comincia ad emergere il tratto psicologico del personaggio
raffigurato, ricerca e studio che darà vita al simbolismo e, successivamente,
all’espressionismo, da cui nasceranno i potenti filoni artistici, pittorici,
culturali, letterari e scultorei dell’astrattismo, del cubismo e del surrealismo.
Il post e neo impressionismo accentua le pennellate
veloci con le tecniche del puntinismo e del divisionismo.
Il primo è un
procedimento in cui il colore viene accostato sulla tela per mezzo di puntini fitti
o piccole macchie che possiedono varie
dimensioni.
Il divisionismo è
un metodo che utilizza piccoli punti, lineette e segni che avvicinano colori
diversi: le lineette cambiano direzione, si intrecciano e creano movimento.
Due ultime
annotazioni.
Meravigliose al pian
terreno, dopo essere essere scesi dal secondo, le tre tele di paesaggi di Claude Monet,
al pari, nel primo salone in fondo al corridoio che si affaccia all’entrata
della visita, dei quadri di Camille Corot, pittore nutrito di cultura
classica, che si evolve verso una rappresentazione onirica della natura che
continua ad essere popolata di ninfe nude – ereditate dalla antichità - che danzano e giocano in scenari rupestri.
Godiamo di questi
tratti di bellezza, perché solamente la Bellezza ci salverà dalla vacuità che
ci circonda e ci opprime.
Fabrizio Giulimondi
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