Marsilio
Ficino, neoplatonico fiorentino del quattrocento, diceva che l’uomo può procedere “ab inferos
usque ad sidera coeli”. Walt Disney ha condotto
l’umanità sino alle più elevate altezze del Cielo, perché Walt Disney,
come Beethoven e Einstein, è un gigante della storia dell’essere umano ed è
immortale, perché vive ogni giorno in ogni angolo del pianeta nel “Bello” e nella
“Gioia” che ha infuso nelle sue opere,
nei suoi film, nei suoi cartoni, nei suoi parchi di divertimento, immensi e
indimenticabili, sparsi per il Globo,
dove appezzamenti di terreno paludosi e acquitrinosi sono diventati DisneyLand
in California e DisneyWorld in Florida.
Chi
non ha visto Biancaneve, La bella addormentata nel bosco, Cenerentola da bambino è destinato a
gettare sassi dai cavalcavia da grande, diceva saggiamente qualcuno.
E
chi non ha visto Mary Poppins,
l’incantevole creazione del 1934 di Pamela Travers, trasbordata sul grande
schermo nel 1964 dal genio di Walt?
E
chi non si è chiesto se Mary Poppins è venuta ad aiutare i figli di Mr. Banks
dalle mille regole britanniche da egli imposte, dai formalismi londinesi da
questi volute, dall’intransigente ritmar del tempo che scandisce la vita dei
piccoli da lui tanto auspicato, o è volata in quella magione per salvare Mr.
Banks da se stesso? dalla sua rigidità? dalla sua assenza di spirito ludico?
E Mr.
Banks è una mera invenzione della fantasia di Pamela Travers o qualcosa di
reale appartenente al mondo adolescenziale australiano della
Scrittrice?
Il
delicato, emozionante e commovente film di John
Lee Hancock “Saving Mr. Banks”,
attraverso una veritiera documentazione fonica dell’incontro fra il
fantasmagorico Walt Disney, interpretato magistralmente da Tom Hanks, e la rigidissima, acidula e stravagante autrice della baby sitter-fata (straordinaria Emma
Thompson), ci svela gli autentici retroscena, filmici ed umani, della realizzazione della pellicola Mary
Poppins, due anni prima della
scomparsa di Walt Disney…..che per milioni di persone, bambini e adulti, in realtà non è mai morto.
Fabrizio Giulimondi
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