“La casa sulla roccia”, romanzo imperdibile
di Antonio Monda (Mondadori), ossia una spremuta di
emozioni e di sensazioni inarrestabili.
Festa
dell’anno a New York per il settantesimo compleanno di Warren, padre di tre figli
e marito da trentotto anni di Beth
Barron, che riceve una telefonata proprio quel giorno. La voce che sente dall’altro
lato del filo la turba e la travolge,
vinta da ricordi risalenti ad anni prima della celebrazione delle nozze. Le
rimembranze vanno a Luis che diceva sempre “grazie”, a quando lei era Elizabeth Dempsey, Liz per tutti e la gazzella per Luis.
Ma
la casa , la famiglia, lei, il marito, le due figlie e il figlio, sono
costruiti sulla roccia: “Non so se sono
stata una brava moglie, così dicono tutti a cominciare da Warren, né se sono
stata una buona madre, ma quando sulla nostra casa è scesa la pioggia, sono
straripati i fiumi, hanno soffiato i venti con tutta la loro forza, la casa non
è mai caduta, perché è fondata sulla roccia. E’ un passo del Vangelo che
conosco a memoria, e lo tengo per me.”.
E’
tempo di scelte per Liz, ma la casa è costruita sulla roccia e sull’oggi, oggi
che è fatto anche di quei trentotto anni e sul futuro, un futuro impalpabile,
incerto e schivo, ma che è fatto anche
da quei trentotto anni con Warren, Caroline, Julie e Richard: ”Mi sono chiesta cosa sappiamo degli altri, e
mai sapremo cosa voglia il nostro cuore. Cosa significhi sentirsi padroni della
nostra vita, e se lo saremo mai davvero. Cosa pensiamo ogni volta che scegliamo
qualche cosa, e se mai capiremo cos’è giusto e cos’è sbagliato. Ammesso che
abbia qualche importanza, di fronte all’indifferenza del tempo e alla nostra
illusione di sconfiggerla……Ho visto spegnersi le luci a una a una, mentre il
sole tornava a illuminarci tutti. La parola che è uscita dalla mie labbra è
stata “grazie”.
Fabrizio Giulimondi
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