Divergent di Neil Burger, ennesima piacevole saga
fantascientifica tratta dai tre romanzi di Veronica
Roth (il che vuole dire che ve ne saranno almeno altri due di film).
La
trama rispecchia canoni classici della
filmografia del settore: società post bellica e post nucleare divisa in cinque
rigide fazioni, a mo’ di caste: gli abnegati (mansueti e solidaristi), gli
intrepidi (temerari fino all’alto
rischio della vita), gli eruditi (conoscitori del tutto), candidi (badano al
raccolto, amanti della verità ed eternamente felici) e i pacifici
(amministratori della giustizia). Chi non riusciva ad entrare in queste
categorie era “escluso”, una sorta di paria dell’India pre –Gandhi.
E
poi ci sono i divergenti, che possiedono le capacità di più classi e sfuggono, pertanto,
al controllo dei dominanti (ben raffigurati da Kate Winslet, che ben ricorda una guardiana nazista). I divergenti non
sono inquadrati ed inquadrabili e pensano e agiscono autonomamente e, dunque, sono pericolosi…e devono essere eliminati.
La
protagonista (Tris) interpretata da Shailene
Woodley (brava attrice non protagonista in Paradiso Amaro di George
Clooney), prima abnegata e poi intrepida, in realtà è una divergente. La Woodley - non so se volontariamente
o involontariamente - imita palesemente nella fisicità, nella mimica, nei
movenze e nella recitazione, la molto più famosa eroina di Hunger Games Jennifer Lawrence.
Anche lei deve superare una serie di prove, fra cui quella particolarmente
suggestiva e inquietante in forza della quale le dispotiche autorità indagano nelle paure dei partecipanti ai test.
Tris sarà aiutata fatalmente ed inevitabilmente da un apparente “cattivo”
chiamato “Quattro” (Theo James), la
cui visione sta già facendo innamorare frotte di ragazzine.
Oramai
le saghe letterarie e, di conseguenza, cinematografiche, fanno da padrone nei cinema
del mondo, non sempre ottenendo buoni risultati in termini di qualità (di
botteghino sicuramente si). Divergent,
nella sua prima “puntata” sul grande schermo, può essere valutato di buona
fattura come storia, come scene vibranti di action movie e di effetti speciali e, anche, per la recitazione mai monotona o scontata.
Ultimo
aspetto da rimarcare che colpisce molto: la quasi assenza di parole volgari e
la completa mancanza di scene di nudo: si fossero sbagliati gli Autori?
Fabrizio Giulimondi
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