Siamo
giunti alla conclusione!
“Lo Hobbit-La battaglia delle cinque armate”
di Peter Jackson è il terzo film (dopo Lo Hobbit - Un viaggio
inaspettato e Lo Hobbit - La desolazione di Smaug) della versione
cinematografica del romanzo “Lo Hobbit” del creatore della letteratura neo
epica John Ronald Reuel Tolkien, scrittore britannico che a cavallo fra l’800 e
il ‘900, senza averne contezza, dette vita ad un prodigioso e durevole filone letterario
(poi trasbordato sul grande schermo) che, vulgo,
sarebbe stato chiamato “fantasy”, basato sulle mitologie germaniche dei
nibelunghi e sui miti, le leggende e le divinità celtiche e vichinghe e, ancor
prima, sulle epopee greche e romane.
L’ultima
scena de “Lo Hobbit - La battaglia delle
cinque armate” rappresenta il momento di congiunzione fra il trittico scaturito da “Lo
Hobbit” (l’ante) e l’opera letteraria tolkeniana successiva Il Signore degli Anelli (il post), divenuta poi la portentosa
trilogia cinematografica di Jackson La compagnia dell’anello, Le due torri, Il ritorno
del re.
Elfi,
hobbit, nani, uomini, orchi, mannari, troll, draghi, goblin, grandi aquile,
giganteschi pipistrelli e mostruose creature al pari dei “mangiaterra”, sono di
nuovo i protagonisti delle avventure di Bilbo Baggins e di Gandalf, fra
battaglie eroiche e scenografie neozelandesi mozzafiato. In realtà i veri
protagonisti, in questa pellicola come nelle altre, sono l’onore, la lealtà, l’amicizia,
la fedeltà, gli ideali, il coraggio, la sacralità e l’inviolabilità della “parola
data”…locuzioni oramai disciolte nella vacuità del Nulla quotidiano.
Fabrizio Giulimondi
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