Il titolo fa repentinamente comprendere al passante che getta un’ occhiata alla vetrina di una libreria la natura fantasy del racconto e, seppur del tutto difforme nel tratto di penna e nel contenuto, la vicinanza nella titolazione ai lavori di Licia Troisi: “Derek Dolphyn e il Varco Incantato” (Tullio Pironti editore) è l’opera prima di Christian Capriello, primo di cinque volumi di una saga che farà parlare di sé agli amanti della letteratura di genere.
Dialoghi
continui, intensi, incisivi, serrati, talune volte quasi goldoniani,
visivamente posti in risalto anche dai differenti stili, tipi e dimensione dei caratteri,
talora coralmente avvincenti come cori greci.
Suggestive
le interpolazioni che punteggiano la storia fatte di filastrocche, cantilene,
fanciullesche poesiole, che si cadenzano in modo tale da sembrare di udire la
voce infantile o roca di chi le recita: ”Quando
si fece più vicino, sempre più ciondolante, Josh capì che il vecchio
canticchiava, anzi gracchiava una canzone, scandendone minuziosamente ogni
singola sillaba. Quel motivo assumeva via via sempre maggiore musicalità: si
percepiva inoltre che essa, pur suonando come vagamente funesta, aveva un
obiettivo molto chiaro: conteneva un messaggio.”.
Nulla
è scontato, ciò che appare tale potrebbe non esserlo, le piccole creature follettesche che si aggirano
furtivamente fra le righe raramente compaiono come protagoniste in altri
scritti di analoghe creazioni letterarie.
I ricorrenti
aspetti autobiografici nelle descrizioni intimistiche dei personaggi sono rari
in questa tipologia di racconti ed è bene che l’attento lettore cerchi di indagare,
appropinquandosi guardingo verso la fine, chi sia Josh e, soprattutto, se incarni
o meno l’Autore.
Ne
consiglio caldamente la lettura, particolarmente propizia nel periodo che ci
accingiamo a vivere.
Fabrizio Giulimondi
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