“Se il
tempo fosse un gambero” è il motivo ricorrente in molti film italiani (e non
solo) e in qualche pièce teatrale: se
si tornasse indietro, nel passato, cosa potrebbe succedere? Come si potrebbero
mutare in meglio gli eventi futuri? Senza contare il leitmotiv dell’ormai mitico 1982, esattamente l’estate del 1982,
anno della vittoria ai Mondiali di calcio della nazionale italiana; e se poi a questi due temi cinematografici si aggiunge
come ulteriore condimento la Banda della Magliana, che ha tanto scosso l’immaginazione
artistica di molti registi nostrani, ecco che dal cilindro esce fuori “Non ci resta che il crimine” di Massimiliano Bruno (qui anche attore),
grazie al quale lo spettatore trascorre un poco di tempo speso gradevolmente,
anche se il serial sul grande schermo
“Smetto quando voglio” di Sydney Sibilia risulta essere sensibilmente superiore
sia come vis comica che come sviluppo
narrativo.
Il
cast è di tutto rispetto, unito da un alto numero di pellicole recitate
insieme: Alessandro Gassmann, Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco
Tognazzi e la bomba sexi Ilenia Pastorelli (David di Donatello
2016 come migliore attrice protagonista in “Lo chiamavano Jeeg Robot”).
Fabrizio Giulimondi
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