domenica 18 febbraio 2024

“L’AMORE NECESSARIO. LA FORZA CHE MUOVE IL MONDO" di MARCELLO VENEZIANI (MARSILIO NODI)



L’amore libero passa, soggetto alle labili volizioni della vita; l’amore necessario resta perché investe l’Essere e non il volere”.

Stiamo entrando nell’era del Non-Essere, nel quale soggetti liquidi galleggiano in un eterno presente, immersi dentro una cultura mortifera in continua autodeterminazione di se stessi, senza vincoli, limiti e freni, in seno ad una a-civiltà priva di orizzonti, patrie o religioni, perché ogni limite, vincolo, freno o orizzonte è un grave affronto all’uomo sradicato da se stesso, senza eredità biologica, controllato nell’uso della parola e calato in un ambiente ecologico privo di Natura. La Natura autentica è bandita, solo l’artificiale espansione dei propri desideri contano per l’uomo senza passato né futuro.

Simone Weil affermava che “pensare è un atto eroico”. Probabilmente l’ultima fatica letteraria di Marcello Veneziani, “L’amore necessario. La forza che muove il mondo” (Marsilio nodi), si pone entro questa energia intellettiva: Veneziani - prima con “Dispera bene”, “La cappa” e “Scontenti”, poi con “L’amore necessario” - compie lungo il tracciato del suo almanaccare ed argomentare una serie cospicua di atti eroici, forse epici.

Da quando l’essere umano è comparso sulla Terra e da quando ha vergato i primi segni sulle pareti delle caverne si è posto dinanzi al sentimento più misterioso, potente e non descrivibile: l’amore. L’amore è stato atto creativo e sarà l’ultimo segno alla fine dei giorni.

La storia dell’uomo è storia di amore, della sua degenerazione, l’odio, e del suo opposto, l’apatia e l’accidia.

L’Autore si intrattiene sull’amore nell’epoca del disamore globale: “L’epoca del disamore è l’epoca del disdio, il Dio disdetto, ancor prima che negato e confutato”.

L’amore è un dialogo con se stessi, con l’altro, con il mondo, con la Divinità, con la verità, l’amore è amor fati, abbandono ad un destino, necessità del passato e proiezione nel futuro: “Quel che precede la nostra libertà e la nostra volontà si chiama natura, identità, origine, destino”.

Una corrente metafisica scorre lungo la schiena del lettore per scuoterne l’anima, l’intelletto e il cuore mentre legge pagine memorabili sulla Patria, l’affetto materno, paterno e filiale e sulla vecchiaia: “Quanti vecchi come lui sognano di tornare a casa, di fuggire dagli ospizi variamente denominati….per riprendere il flusso amorevole della vita, e magari concludere la loro esistenza  non in un posto separato, asettico, privo  di ricordi e di odori nostrani, ma là dove hanno vissuto, patito, gioito, faticato, amato”.

Il pensiero non è sospinto solo da una brezza invisibile ma può possedere anche una sua corporeità, una sua fisicità, quando è talmente denso, profondo, colto ed erudito da essere percepito dai sensi, quasi che le dita possano sfiorarlo, le narici sentirne l’odore e gli occhi vederne le fattezze reali.

L’uomo, specie quello occidentale, sta percorrendo il moto ondoso all’incontrario, nella direzione inversa al suo naturale propagarsi, procedendo nella direttrice opposta alla “amorizzazione” originata da Dio.

Tutto ciò che è reale non esiste, divenendo esistente ciò che non esiste solo perché percepito come esistente: “Viviamo una guerra di liberazione permanente e globale dalla natura, dalla storia, dai limiti, dal corpo e da tutto ciò che ci fu assegnato dalla sorte, e dunque non deciso, non voluto da noi”.

Non esiste la “cosalità” ma solo la percezione dell’”Oltre il limite”, che diviene l’unica realtà ammissibile.

Chi oppone ed eccepisce ancore naturali assume la natura dell’homo neanderthalensis. La vera civiltà è nella sua negazione, il Non-Essere appunto, negazione dell’Essere.

L’amore come archetipo primigenio e come scopo finale è negato. Non v’è amor fati, né amor Dei, né null’altro, solo l’eterno e solipsico reinventarsi senza costrutto. Conta solo ciò che desidero e la sola legge è il mio desiderio e se la scienza lo rende tecnicamente realizzabile questo muta in diritto imperativo e categorico. Desidero, quindi sono: è il tempo di Cartesio rivisitato e corretto.

Il pensiero si fa parola, poesia, letteratura e neologismo, poi sentimento ed emozione ancestrale ed alchemica: “La patria, la religione e la famiglia sono confini che non solo delimitano la nostra vita rispetto al mondo esterno, ma sono argini al nostro egoismo che limitano il nostro individualismo, la nostra volontà particolare”.

 

Fabrizio Giulimondi

 


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