domenica 19 febbraio 2017

"MATERNITA' SURROGATA: UN FIGLIO A TUTTI I COSTI" DI PAOLA BINETTI (EDIZIONI MAGI)

Maternità surrogata: un figlio a tutti i costi” di Paola Binetti, con prefazione di Livia Turco (Edizioni Magi), è un saggio, con taglio scientifico e annotazioni bibliografiche, assolutamente imperdibile per chiunque voglia approfondire la pruriginosa tematica dell’utero in affitto/maternità surrogata.
Uno sguardo rigoroso e implacabile a trecentosessanta gradi sui contratti aventi ad oggetto donne che affittano il proprio utero e cedono, prevalentemente previa dazione di danaro, il bambino agli acquirenti (coppie eterosessuali o omosessuali) al pari di una qualsiasi merce.
Il linguaggio è appassionato e l’argomento scrutinato sotto un aspetto filosofico, antropologico, psicologico, sociologico, biologico - genetico e normativo. Lo sguardo si innalza dall’Italia per sorvolare i cieli europei, nordamericani, australiani, asiatici ed africani. L’Autrice, con stile asciutto e scorrevolissimo, coinvolge il lettore in un mondo di sensazioni ed emozioni violentate, lo attrae con abile forza gravitazionale narrativa dentro la inscindibile commistione di fisicità e amore di cui è composto il rapporto della madre con il proprio bimbo: “Il linguaggio madre-figlio, fin dai primi mesi della gravidanza, si esprime attraverso il contatto dei loro corpi. La sovraesposizione dei loro corpi, che vanno profondamente modificandosi per adattarsi l’uno all’altro, pone sempre in primo piano il bisogno di crescere del bambino; ed è il corpo materno che accoglie, che nutre, che protegge, con un linguaggio silenzioso che comunica sicurezza e a cui non corrisponde una adeguata sintassi, una grammatica, un lessico che racconti in tutte le manifestazioni le loro vicende”. Questo scambio organico - empatico viene interrotto da un atto di incommensurabile brutalità: appena uscito dal ventre materno il bambino viene consegnato alla coppia committente per scomparire per sempre dalla visuale e dalle braccia della donna che gli ha dato la vita: “Quando una donna prende atto che esistono in giro parti scisse di sé, perché tali sono sia i suoi ovuli sia il bambino, ne ricava la sensazione di una ferita profonda impossibile da rimarginarsi”.
La disamina non trascura alcunché e la Binetti tutto osserva e nulla tralascia, a partire dalla deriva eugenetica a cui ci stanno conducendo il “mercantilismo del parto” e i desideri trasformati in diritti che si impongono con sprezzo su quelli dei più silenziosi e indifesi, ossia dei bambini: “A uscirne offesa, umiliata, svilita e mortificata è … l’essenza dell’essere umano, che viene trattata come semplice merce … comporta possibili derive eugenetiche … trattando i bambini come prodotti da assemblare a proprio capriccio, scegliendo le caratteristiche preferite sulla base di un catalogo e di una potenziale somiglianza”.
Ciò che è tecnicamente possibile muta un’aspirazione in un non più ostacolabile diritto, e annulla impietosamente il mistero, anche etico – antropologico, di ogni singolo essere umano.
Commovente e toccante il finale, che si accosta a chi legge disincarnandolo dal suo momentaneo stato di lettore per proiettarlo verso altri spazi e altri tempi: “ (Il figlio) è un tempo che non finisce con me; che va oltre me, così come lo spazio non è più quello che occupo solo io, ma è il nostro spazio; è uno spazio che oltrepassa i miei confini e mi permette di essere qui, dove sono, e là dove è mio figlio. Nel vissuto della maternità spazio e tempo sono altro da quello che ho sempre vissuto e sperimentato, sono un valore aggiunto che da alla mia natura una vera e propria marcia in più”.

Fabrizio Giulimondi

Nessun commento:

Posta un commento