Carmine Abate, vincitore del
premio Campiello 2012 con ”La collina del
vento”, nel 2004 ha
scritto “La festa del ritorno”
(Oscar Mondadori), novella amarcord di
sapore felliniano, fra italiano, dialetto calabrese e lingua arbereshe (idioma albanese diffuso in
alcune zone del Meridione), parla di
ricordi, di nostalgiche descrizioni di paesaggi e boschi calabresi, di profumi
e sapori dimenticati di quelle Terre.
Come ne La Collina del vento, vengono raccontate la vita di una umile famiglia di campagna e le vicissitudini
del pater familias emigrante in
Francia, con il cuore sempre vicino a quello della moglie - che passa il
tempo ai fornelli per preparare le prelibatezze
che il marito dovrà gustare al suo ritorno - e dei tre
figli - che attendono spasmodicamente di rivedere il padre ogni Natale - .
Il Natale è la festa della unità
familiare e delle tradizioni: “ La sera della
Vigilia, dice l’emigrato ai famigliari lontani in una canzone popolare, a
tavola mettete il piatto mio” (Marcello Veneziani, “Dio, Patria
e Famiglia”).
E’ qui che l’Autore tocca corde vibranti di toccante commozione e raggiunge
elevati livelli emozionali.
Vi sembrerà di sentire sulla Vostra pelle il calore del grande fuoco che
viene acceso la notte del 24 dicembre dinanzi la Chiesa del paese, in attesa della
messa di mezzanotte e dello stupore che susciterà il presepe vivente.
Anche Voi siederete intorno al
fuoco insieme al resto della Comunità, che nello scambiarsi gli auguri dirà a se stessa: “la
lontananza non ci ha separato!”.
Fabrizio
Giulimondi.
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