Quando strumenti di morte si trasformano in Arte (Fabrizio Giulimondi)
ANIME DI MATERIA
ANIME DI MATERIA
Roma, Complesso del Vittoriano
Gipsoteca
Piazza dell’Ara Coeli, 1
16 gennaio - 28 febbraio 2013
“Anime di materia” è la suggestione con cui l’artista libico Ali WakWak ha voluto accogliere quanti
entreranno in contatto con le sue opere per presentare la realtà della nuova
Libia. La
mostra, che sarà ospitata al Complesso
del Vittoriano dal 16 gennaio al 28
febbraio 2013, si prefigge di presentare l’universo artistico del più
importante scultore libico contemporaneo attraverso una quarantina di sculture
di grandi dimensioni realizzate a partire dall’aprile 2011, due mesi dopo la
rivolta libica, con elmetti, armi da fuoco, munizioni, utensili bellici, che
diventano figure antropomorfe e zoomorfe.
“Ossessionato
dalle immagini della guerra, Ali WakWak cerca di ricreare la vita dalla morte
attraverso i resti di mezzi e armi trovati sul fronte; bossoli, fucili,
mitragliatori, veicoli militari, serbatoi. […] Così si ricrea vita dalla morte.
Tutto il suo lavoro è incentrato sulla rinascita dopo la distruzione, come
ricostruire un Paese, noi stessi, attraverso lo stesso materiale - ora
bruciato, rotto, divelto - che ha causato la morte dei nostri simili. Come
questa stessa materia, non modificata ma solo plasmata attraverso gli occhi
dell’artista, di colui che ama – può riprendere vita e divenire un qualcosa di
diverso, di bello, un messaggio di fiducia nel futuro” (Elena Croci).
La mostra è promossa da Health Ricerca e Sviluppo, spin-off
dell’Università di Bologna impegnata nel settore scientifico sanitario, in
collaborazione con Camera di Commercio
di Roma e si avvale del patrocinio del Ministero
degli Affari Esteri, del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali, della Presidenza della Regione Lazio e di Roma Capitale, nonché del Ministero
degli Esteri, del Ministero della
Cultura di Libia, Charity Libyan
Disable e il King Senussi’s Castle
Museum di Bengasi. L’esposizione è sostenuta da Eni ed è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando. La curatela è di Elena Croci.
L’importanza non solo culturale, ma anche
diplomatico-relazionale della mostra, è segnalata dal vivo interesse dimostrato
da istituzioni più o meno esterne al mondo dell’arte, che hanno deciso di
fornire il loro contributo attivo per la sua realizzazione. Secondo il Sindaco
di Roma Capitale, on. Gianni Alemanno,
“il significato dell’iniziativa non è di
carattere unidimensionale, ossia esclusivamente artistico-culturale, ma va
rintracciato nell’enorme potenzialità che tradizionalmente l’arte possiede nel
costituire un vettore per permettere l’attivazione - o il rilancio - dei
rapporti tra i gruppi umani, in particolare quelli degli Stati. Anime di
materia assume, quindi, un aspetto bidimensionale in quanto a latere delle
emozioni suscitate dalle opere di Ali WakWak, costituisce un momento nevralgico
per ritessere le fila dei rapporti tra l’Italia e la Libia, dalla cui
condizione dipende non solo il benessere di due popoli, ma la stabilità
dell’intera macro-regione del Mar Mediterraneo”.
La partecipazione alla presentazione della
mostra del Pro Rettore per la Cooperazione e i rapporti internazionali di
“Sapienza” Università di Roma, Antonello
Folco Biagini, interviene a conferma dell’interesse della comunità
scientifica del più grande Ateneo d’Europa per “una terra come la Libia i cui destini, senza voler andare a scavare
troppo nei secoli, durante il XX e il XXI secolo si sono continuamente
intrecciati con quelli dell’Italia. Una casualità della storia - ricorda
Biagini - ha voluto che il cambio di direzione
impresso dalla rivoluzione del 2011 abbia preso forma proprio nell’anno del
centenario della guerra italo-turca, che portò alla creazione della Libia come
soggetto politico unitario. Si tratta di un mutamento radicale che deve
costituire un’opportunità per le relazioni tra le due sponde del Mediterraneo
non solo in settori tradizionali - come quello della sicurezza e dell’energia -
ma anche in campi dove esistono potenzialità ancora non del tutto espresse come
quello della conservazione dei beni culturali, della medicina e
dell’innovazione scientifica”.
Quindi una sinergia tra attori pubblici e
privati perché, come ha commentato Giorgio
Noera (Hrs): “Ali WakWak ci ha dato lo strumento contagioso per accendere la
sensibilità e creare alleanze fuori dagli schemi conosciuti”.
Obiettivi
Dal campo della cultura e dei rapporti individuali, passando
per gli scambi commerciali e la cooperazione internazionale, per arrivare alla
dimensione politico-diplomatica, la “nuova Italia” e la “nuova Libia”
mantengono un minimo comun denominatore fondamentale con il passato: la
posizione centrale nel Mediterraneo.
Costituendo la via preferenziale per la comunicazione tra
Estremo e Medio oriente, Europa e costa atlantica delle Americhe, l’ordine nei
Paesi che si affacciano su questo Mare risulta determinante per gli equilibri
mondiali. Lo stato dei rapporti tra Italia e Libia, di conseguenza, assume
un’importanza centrale sia a livello regionale che a livello globale. Il rilancio dei nostri rapporti in tutte le
dimensioni si può tradurre nel gettare le basi per la nascita di un “nuovo
Mediterraneo”, che rappresenti uno dei tasselli fondamentali per la stabilità
mondiale.
La mostra
Il lavoro
di Ali WakWak restituisce anima alla materia, trasformando oggetti di morte in
bellezza e rinascita. Ali WakWak da sempre si serve del legno e del ferro per
raccontare la sua passione, il suo pathos,
la sua affezione dell’anima che trova corpo per mezzo della materia. Le sue
esperienze, la sua vita in una Nazione attraversata da una storia dolorosa,
personale e collettiva, danno ulteriormente forma alla materia raggiungendo un
significato ancora più tangibile: uomini, donne e animali fatti di elementi
surrogati di guerra. Vita dalla morte, rinascita dalla latenza di pezzi di
ferro che hanno urlato distruzione per molto tempo. L’artista si avvale
dell’arte quale arma universale e non smette di sognare e sperare, facendo
della sua guerra personale una lotta silenziosa.
Ognuna delle sue opere è dotata di un’unicità,
è sì la risultante di pezzi di armi assemblate, ma racconta un’emozione. Il
ferro ha mutato la sua essenza e, come Pinocchio, da un frammento di legno muto
è divenuto luminoso, irradiando ancora energia per qualche centimetro dalla sua
superficie tattile.
Il lavoro della materia di Ali WakWak è come
una nota musicale e la sinfonia che ne risulta è molto forte, assordante; sta a
noi comprendere che questa volta il rumore non è quello della guerra ma quello
di una forza vitale prorompente le cui vibrazioni sono ora rivolte verso un
pieno futuro positivo.
La mostra
vuole mostrare la rinascita della Libia che, come una fenice, dalle ceneri si
rigenera con nuova energia e nuovo splendore.
“Bisogna
accettare ciò che è stato rotto, accogliere il brutto e integrarlo nella nostra
storia come un fatto naturale; un qualcosa che però non ostacoli la visione di
un futuro migliore. Le cose rotte non devono essere buttate via, dimenticate -
vanno trasformate, plasmate in un messaggio positivo. Tutti i feriti, coloro
che hanno lottato per la libertà sono molto importanti per il Paese, la vita
continua anche per loro” (E. Croci).
Come scrive Claudio Strinati: “questa mostra è un esempio veramente
efficace di che cosa possa significare l’unione di Arte e Politica, di libera
ispirazione e di impegno civile. […] Ali WakWak ha vissuto sulla sua pelle i
disastri del suo paese, la Libia, e ha fatto quello che tanti artisti, in
epoche anche molto lontane dalla nostra, hanno cercato di fare: ha raccolto,
cioè, gli elementi negativi generati dalla guerra, dall’oppressione, dal male e
dalla morte e ne ha fatto i mezzi privilegiati di comunicazione di vita, di
speranza, di fedeltà agli ideali artistici, riuscendo a conseguire un risultato
di tragica derisione e, insieme, di arguto ammonimento. Prende materiali
bellici e conferisce loro una forma totalmente diversa rispetto a quella per la
quale sono stati fabbricati, combinandoli insieme e rielaborandoli, in modo
tale da sollecitare in chi guarda lo sbalordimento, l’indignazione e persino la
risata, dietro la quale si manifestano però solenni e definitive meditazioni”.
Partners: Camera di Commercio di
Roma, Eni
Collaboratore tecnico: Rai Teche
Organizzazione e realizzazione: COMUNICARE
ORGANIZZANDO
Catalogo: Gangemi Editore
Orario: dal
lunedì al giovedì: 9.30 – 18.30; venerdì, sabato e domenica: 9.30 – 19.30
L’accesso è
consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura
INGRESSO
GRATUITO
Per
informazioni: tel.
06/69202049
Ufficio
Stampa Comunicare Organizzando: Paola Saba
tel. 06/3225380, fax 06/3224014
cell.
329/9740555
e-mail :
p.saba@comunicareorganizzando.it
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