venerdì 11 gennaio 2013

FABRIZIO GIULIMONDI VI INVITA ALLA MOSTRA "ANIME DI MATERIA"


Quando strumenti di morte si trasformano in Arte    (Fabrizio Giulimondi)

immagine mostra wak wak

ANIME DI MATERIA

La Libia di Ali WakWak


Roma, Complesso del Vittoriano
Gipsoteca
Piazza dell’Ara Coeli, 1

16 gennaio - 28 febbraio 2013



“Anime di materia” è la suggestione con cui l’artista libico Ali WakWak ha voluto accogliere quanti entreranno in contatto con le sue opere per presentare la realtà della nuova Libia. La mostra, che sarà ospitata al Complesso del Vittoriano dal 16 gennaio al 28 febbraio 2013, si prefigge di presentare l’universo artistico del più importante scultore libico contemporaneo attraverso una quarantina di sculture di grandi dimensioni realizzate a partire dall’aprile 2011, due mesi dopo la rivolta libica, con elmetti, armi da fuoco, munizioni, utensili bellici, che diventano figure antropomorfe e zoomorfe.
“Ossessionato dalle immagini della guerra, Ali WakWak cerca di ricreare la vita dalla morte attraverso i resti di mezzi e armi trovati sul fronte; bossoli, fucili, mitragliatori, veicoli militari, serbatoi. […] Così si ricrea vita dalla morte. Tutto il suo lavoro è incentrato sulla rinascita dopo la distruzione, come ricostruire un Paese, noi stessi, attraverso lo stesso materiale - ora bruciato, rotto, divelto - che ha causato la morte dei nostri simili. Come questa stessa materia, non modificata ma solo plasmata attraverso gli occhi dell’artista, di colui che ama – può riprendere vita e divenire un qualcosa di diverso, di bello, un messaggio di fiducia nel futuro” (Elena Croci).

La mostra è promossa da Health Ricerca e Sviluppo, spin-off dell’Università di Bologna impegnata nel settore scientifico sanitario, in collaborazione con Camera di Commercio di Roma e si avvale del patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Presidenza della Regione Lazio e di Roma Capitale, nonché del Ministero degli Esteri, del Ministero della Cultura di Libia, Charity Libyan Disable e il King Senussi’s Castle Museum di Bengasi. L’esposizione è sostenuta da Eni ed è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando. La curatela è di Elena Croci.

L’importanza non solo culturale, ma anche diplomatico-relazionale della mostra, è segnalata dal vivo interesse dimostrato da istituzioni più o meno esterne al mondo dell’arte, che hanno deciso di fornire il loro contributo attivo per la sua realizzazione. Secondo il Sindaco di Roma Capitale, on. Gianni Alemanno, “il significato dell’iniziativa non è di carattere unidimensionale, ossia esclusivamente artistico-culturale, ma va rintracciato nell’enorme potenzialità che tradizionalmente l’arte possiede nel costituire un vettore per permettere l’attivazione - o il rilancio - dei rapporti tra i gruppi umani, in particolare quelli degli Stati. Anime di materia assume, quindi, un aspetto bidimensionale in quanto a latere delle emozioni suscitate dalle opere di Ali WakWak, costituisce un momento nevralgico per ritessere le fila dei rapporti tra l’Italia e la Libia, dalla cui condizione dipende non solo il benessere di due popoli, ma la stabilità dell’intera macro-regione del Mar Mediterraneo”.
La partecipazione alla presentazione della mostra del Pro Rettore per la Cooperazione e i rapporti internazionali di “Sapienza” Università di Roma, Antonello Folco Biagini, interviene a conferma dell’interesse della comunità scientifica del più grande Ateneo d’Europa per “una terra come la Libia i cui destini, senza voler andare a scavare troppo nei secoli, durante il XX e il XXI secolo si sono continuamente intrecciati con quelli dell’Italia. Una casualità della storia - ricorda Biagini - ha voluto che il cambio di direzione impresso dalla rivoluzione del 2011 abbia preso forma proprio nell’anno del centenario della guerra italo-turca, che portò alla creazione della Libia come soggetto politico unitario. Si tratta di un mutamento radicale che deve costituire un’opportunità per le relazioni tra le due sponde del Mediterraneo non solo in settori tradizionali - come quello della sicurezza e dell’energia - ma anche in campi dove esistono potenzialità ancora non del tutto espresse come quello della conservazione dei beni culturali, della medicina e dell’innovazione scientifica”.
Quindi una sinergia tra attori pubblici e privati perché, come ha commentato Giorgio Noera (Hrs): Ali WakWak ci ha dato lo strumento contagioso per accendere la sensibilità e creare alleanze fuori dagli schemi conosciuti”.

Obiettivi

Dal campo della cultura e dei rapporti individuali, passando per gli scambi commerciali e la cooperazione internazionale, per arrivare alla dimensione politico-diplomatica, la “nuova Italia” e la “nuova Libia” mantengono un minimo comun denominatore fondamentale con il passato: la posizione centrale nel Mediterraneo.
Costituendo la via preferenziale per la comunicazione tra Estremo e Medio oriente, Europa e costa atlantica delle Americhe, l’ordine nei Paesi che si affacciano su questo Mare risulta determinante per gli equilibri mondiali. Lo stato dei rapporti tra Italia e Libia, di conseguenza, assume un’importanza centrale sia a livello regionale che a livello globale. Il rilancio dei nostri rapporti in tutte le dimensioni si può tradurre nel gettare le basi per la nascita di un “nuovo Mediterraneo”, che rappresenti uno dei tasselli fondamentali per la stabilità mondiale.


La mostra

Il lavoro di Ali WakWak restituisce anima alla materia, trasformando oggetti di morte in bellezza e rinascita. Ali WakWak da sempre si serve del legno e del ferro per raccontare la sua passione, il suo pathos, la sua affezione dell’anima che trova corpo per mezzo della materia. Le sue esperienze, la sua vita in una Nazione attraversata da una storia dolorosa, personale e collettiva, danno ulteriormente forma alla materia raggiungendo un significato ancora più tangibile: uomini, donne e animali fatti di elementi surrogati di guerra. Vita dalla morte, rinascita dalla latenza di pezzi di ferro che hanno urlato distruzione per molto tempo. L’artista si avvale dell’arte quale arma universale e non smette di sognare e sperare, facendo della sua guerra personale una lotta silenziosa.
Ognuna delle sue opere è dotata di un’unicità, è sì la risultante di pezzi di armi assemblate, ma racconta un’emozione. Il ferro ha mutato la sua essenza e, come Pinocchio, da un frammento di legno muto è divenuto luminoso, irradiando ancora energia per qualche centimetro dalla sua superficie tattile.
Il lavoro della materia di Ali WakWak è come una nota musicale e la sinfonia che ne risulta è molto forte, assordante; sta a noi comprendere che questa volta il rumore non è quello della guerra ma quello di una forza vitale prorompente le cui vibrazioni sono ora rivolte verso un pieno futuro positivo.
La mostra vuole mostrare la rinascita della Libia che, come una fenice, dalle ceneri si rigenera con nuova energia e nuovo splendore.
“Bisogna accettare ciò che è stato rotto, accogliere il brutto e integrarlo nella nostra storia come un fatto naturale; un qualcosa che però non ostacoli la visione di un futuro migliore. Le cose rotte non devono essere buttate via, dimenticate - vanno trasformate, plasmate in un messaggio positivo. Tutti i feriti, coloro che hanno lottato per la libertà sono molto importanti per il Paese, la vita continua anche per loro” (E. Croci).
Come scrive Claudio Strinati“questa mostra è un esempio veramente efficace di che cosa possa significare l’unione di Arte e Politica, di libera ispirazione e di impegno civile. […] Ali WakWak ha vissuto sulla sua pelle i disastri del suo paese, la Libia, e ha fatto quello che tanti artisti, in epoche anche molto lontane dalla nostra, hanno cercato di fare: ha raccolto, cioè, gli elementi negativi generati dalla guerra, dall’oppressione, dal male e dalla morte e ne ha fatto i mezzi privilegiati di comunicazione di vita, di speranza, di fedeltà agli ideali artistici, riuscendo a conseguire un risultato di tragica derisione e, insieme, di arguto ammonimento. Prende materiali bellici e conferisce loro una forma totalmente diversa rispetto a quella per la quale sono stati fabbricati, combinandoli insieme e rielaborandoli, in modo tale da sollecitare in chi guarda lo sbalordimento, l’indignazione e persino la risata, dietro la quale si manifestano però solenni e definitive meditazioni”.




Partners: Camera di Commercio di Roma, Eni
Collaboratore tecnico: Rai Teche

Organizzazione e realizzazione: COMUNICARE ORGANIZZANDO

Catalogo: Gangemi Editore

Orario: dal lunedì al giovedì: 9.30 – 18.30; venerdì, sabato e domenica: 9.30 – 19.30
L’accesso è consentito fino a 45 minuti prima dell’orario di chiusura
INGRESSO GRATUITO
Per informazioni: tel. 06/69202049

Ufficio Stampa Comunicare Organizzando:       Paola Saba
                                                                                  tel. 06/3225380, fax 06/3224014
                                                                                  cell. 329/9740555
                                                                                  e-mail : p.saba@comunicareorganizzando.it
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                                                                                  email: c.mollica@comunicareorganizzando.it
                                                                                  

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