“X men: Giorni di un futuro passato” di Bryan Singer della inarrestabile Marvel si inserisce nel serial
cinematografico dedicato ai supereroi mutanti (X
Men; X Men 2, X Men: Conflitto Finale; X Men Le origini-Wolverine; X Men: l’inizio;
Wolverine- L’immortale), mentre si stanno già realizzando X Men: Apocalypse e Wolverine- L’immortale 2.
Il 3
D di “X men: Giorni di un futuro passato”
non è consigliabile perché il film è godibile benissimo anche nella visione
ordinaria in 2 D.
La
trama si inerpica nel ritorno al passato
degli X Men e, in particolare, del suo
più illustre personaggio Wolverine, che deve impedire che Mystica (nientepopodimeno che Jennifer Lawrence) uccida il nemico dei
mutanti, Oliver Trask, il quale nel
futuro (ossia il presente) creerà con il sangue della poliforme fanciulla
bluastra le “sentinelle”, capaci di annientare i nostri poliedrici eroi.
Il
racconto, quindi, balza fra il presente e
il gennaio del 1973 a Parigi durante la conferenza per gli accordi di Pace per la
fine della guerra in Vietnam, con special
guest il Presidente degli Stati Uniti, Richard Nixon.
Lo
scontro è sempre fra due visioni opposte del rapporto fra mutanti e esseri
umani: quella del dottor Xavier, di amicizia e comunione con quella porzione della Umanità più accondiscendete e quella dura
di Magneto, di dominio anche violento del genere umano. Sono, in realtà, visuali
politiche che trasbordano in chiave fantasy
gli attuali dibattiti sulle relazioni fra minoranze (o presunte
tali) di vario genere e la maggioranza in
un determinato contesto spaziale e temporale.
Come
potete immaginare gli effetti speciali sono abbondanti, facendo
passare in secondo piano le capacità attoriali degli interpreti (oltre la Lawrence, Hugh Jackman, James McAvoy, Ellen
Page, Michael Fassbender, Patrick Stewart, Peter Dinklage, Ian McKellen, Halle
Berry e molti altri).
Fabrizio Giulimondi
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