Dopo
la rivisitazione cinematografica in
versione non comics di Biancaneve, Hansel e Gretel, Cappuccetto
rosso, La Bella e la Bestia e Cenerentola, ecco affacciarsi nelle sale
italiane “Maleficent” di Robert Stromberg, ossia la favola
rivista e corretta de La bella addormentata
nel bosco.
Gli
elementi della storia tracciata dai fratelli Grimm (Rosaspina) e animata sul grande schermo da Walt Disney nel 1959 vi
sono tutti, solo che vengono mischiati, invertiti, mutati, confusi fra di loro,
dando vita ad un film bello da vedersi - anche per gli affascinanti effetti
speciali e incantevoli, suggestive e sognanti immagini fiabesche e fatate - seppur distante dalla narrazione tradizionale
che abbiamo imparato a conoscere quando eravamo bambini.
Invero,
non si può dire che Malefica (perfettamente interpretata dall’algida bellezza
di Angelina Jolie che indossa un
costume- almeno quello - perfettamente
rispondente alle canoniche rappresentazioni) incarni il detto nomen, omen e capirete il perché gustandovi il film. Malefica è la
vera protagonista e la fabula è sviluppata
secondo il suo punto di vista, la sua visuale, la sua ottica.
Il
regista è pregno di cultura tolkieniana e fantasy, come appare con forza nella costruzione delle creature della
Brughiera e nella raffigurazione dell’impazzito re Stefano, padre di Aurora. La
potenza del “bacio del vero amore” (solo
quello materno secondo la visione degli Autori dell’opera), che libererà la fanciulla dal lungo sonno
simile alla morte, ricorda parecchio Come d’Incanto di Kevin Lima.
Anche se a sprazzi,comunque, Stromberg
è rispettoso dell’illustre precedente a disegni animati disneyniano,
riproducendo esattamente la scena della comparsa di Malefica a corte durante i
festeggiamenti per la nascita della piccola principessa, contro la quale viene
scagliato il terribile sortilegio.
Peccato
che sia uscito in questa stagione e non nel periodo natalizio, più confacente a
questa tipologia di pellicole, anche per ragioni di botteghino.
Fabrizio Giulimondi
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