Da “Le confessioni” di Sant’Agostino a “Le confessioni” di Roberto Andò, film corale, immaginifico, ricco di simbolismi similmente
alla estetica cineastica di Paolo Sorrentino, avviluppato nelle varie e algide
tonalità di bianco, con una fotografia splendida (Maurizio Calvesi) e accompagnato
dalle sonorità di Nicola Piovani.
Toni Servillo
(insieme ad un cast di notevole caratura
fra cui emergono Pierfrancesco Savino
e Daniel Auteuil ), con i suoi silenzi, i suoi fraseggi fatti di parole spruzzate e
lemmi solo lievemente accennati, la sua
recitazione teatrale, giganteggia per tutta la proiezione: il sermone finale, superbo,
incantevole e incantato, composto da una summa di estrapolazioni evangeliche,
ricorda la precedente opera del regista, quando in “Viva la
libertà” il personaggio interpretato
da Toni Servillo recita un vibrante Brecht difronte una folla sterminata a piazza
San Giovanni in Roma.
Credo
che lo spettatore ben capisca che, seppur la sceneggiatura parli di una
riunione economica del G8, quello che Andò
mostra al suo pubblico è un incontro stile
Bilderberg, dove le figure che spadroneggiano non sono i politici (meri cavalier serventi), bensì gli esponenti della grande finanza che tutto
decidono e tutto impongono, mentre gli
uomini dello spettacolo sono i loro veri
cantori.
Lo
consiglio caldamente.
Fabrizio Giulimondi
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