Ho una lunga esperienza recensoria dei racconti (La velocità dell’angelo nella raccolta Cocaina) e dei romanzi (Ragionevoli dubbi, Il silenzio dell’onda, Il bordo vertiginoso delle cose, Le regole dell’equilibrio) del magistrato-scrittore Gianrico Carofiglio.
L’ultima
sua fatica proposta al pubblico edita dalla Einaudi
è “L’estate fredda”, la cui storia si
svolge fra la “Strage di Capaci” del 23 maggio 1992 e quella del 19 luglio che coinvolse
Paolo Borsellino e la scorta. Seguendo il cliché
della recente giallistica propria di De Giovanni e Camilleri ci imbattiamo di
nuovo nel maresciallo dei carabinieri Pietro Fenoglio (il cui cognome evoca
quello del grande Scrittore piemontese). Il maresciallo Fenoglio incarna i tratti caratteriali peculiari dei
protagonisti dei libri di Carofiglio:
il pensiero moraleggiante e ideologicamente orientato; il loro essere precisini
e perfettini; il volteggiare sopra gli altri con un indubbio sentore personale
di superiorità nascosto dietro una apparente, quanto falsa, modestia. L’attenzione
e l’attrazione è per i criminali, anche di alto cabotaggio, contestualmente ad un certo senso di fastidio per la
gerarchia e l’autorità. I veri eroi sono gli appartenenti alle forze dell’ordine
(precipuamente i carabinieri), mentre i magistrati sono attori non protagonisti
che apportano alla narrazione il caratteristico elemento tecnico proprio dello
stile di Carofiglio. Il magistrato
prevale sullo scrittore intrattenendo il suo pubblico con numerosi ed utili
richiami al codice penale e di procedura
penale, oltre con dettagliate descrizioni degli istituti giuridici coinvolti e
dei passaggi procedimentali e processuali.
In
maniera stravagante ed inspiegabile in pieno core delle vicende raccontate, durante un lungo ed intenso interrogatorio
di un malavitoso pugliese collaborante di giustizia, l’interrogato nel giro di
poche pagine compie due affermazioni in netto
contrasto fra di loro, senza che gli inquirenti eccepiscano alcunché.
Incredibile
ma Autore ed editor non si sono
accorti di nulla!
Carofiglio
adopera l’usuale forma linguistica
piacevole ed estremamente scorrevole,
consentendo un’agile e veloce lettura.
Fabrizio Giulimondi
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