Il “Padrone”
indiscusso del thriller “colto” e venato di storicità, Donato Carrisi, è tornato nelle librerie con “Il maestro delle ombre” (Longanesi).
Come
i casi letterari che lo hanno preceduto (“Il Suggeritore”, “L’ipotesi del male”,
“Il cacciatore del buio” e “La ragazza nella nebbia”, tranne il primo, tutti
recensiti in questa stessa Rubrica), “Il
maestro delle ombre” cancella il passare del tempo, perché il lettore ne è
risucchiato, immerso in una Roma oltre il tempo, oltre lo spazio, in una Roma
galleggiante lungo una dimensione innominata. La Roma di Carrisi sotterranea e claustrofobica, una Roma magica, misteriosa
ed esoterica, ora si ammanta di un clima apocalittico. Quarantotto ore di
piogge torrenziali e vento violento si abbattono sulla Città Eterna,
costringendo le Autorità ad un blackout elettrico e telematico di ventiquattro
ore. Roma piomba nel buio e nel caos, in un epoca pre-moderna.
Nell’A.D.
1521, nove giorni prima di morire, una bolla di papa Leone X dispose l’obbligo
che Roma non rimanesse “mai, mai, mai” al buio. Perché?
Che
cosa è la Chiesa dell’eclissi? Chi è il Signore delle ombre? Chi sono il
Vescovo, il Giocattolaio e l’Achimista?
Torture
orripilanti. Omicidi terrifici e rituali. Ricatto.
Un’azione
che si svolge fra il dedalo labirintico delle fogne di Roma ed i suoi splendidi
palazzi aristocratici e papali, dove storie irraccontabili cercano di soffiare
la verità ad orecchie che vogliono udirle.
Il
Tevere esonda i tre punti della Città ed il morbo dilaga. Il morbo? Cosa è il
morbo?
La
narrazione ha come colonna sonora immagini cinematografiche che accompagnano la
lettura del romanzo, in cui il lettore viene proiettato verso il dialogo fra la
detective e Hannibal Lecter ne “Il silenzio degli innocenti” di Jonathan Demme,
o balzato dentro le scene caotiche e demoniache del film di Dario Argento “La
terza madre”.
E
poi c’è lui. Marcus, il Cacciatore di
buio.
“C’è un luogo in cui il mondo della luce
incontra quello delle tenebre…E’ lì che avviene ogni cosa: nella terra delle
ombre, dove tutto è rarefatto, confuso, incerto. Io sono il guardiano posto a
difesa di quel confine. Perché ogni tanto qualcosa riesce a passare…Io sono un
cacciatore del buio. E il mio compito è ricacciarlo indietro”.
Fabrizio Giulimondi
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