È tornata
la fantascienza con “Passengers” di Morten Tyldum, con una avvenente e (per
la prima volta) sexy Jennifer Lawrence, insieme ad un
convincente Chris Pratt.
Nulla
di innovativo ma piacevole a vedersi e scenograficamente avvincente, lievemente agorafobico, “Passengers”
non esagera con gli effetti speciali.
La
trama richiama molto alla mente i romanzi di Asimov e, in alcune sue scene finali, il film Premio Oscar per “migliore regia” 2014
“Gravity” (di Alfonso Cuarón), mentre lo spettatore ha in mente per tutto il
tempo il ritornello “Extraterrestre” di Finardi a mo’ di colonna sonora.
Un
viaggio verso un altro pianeta, perché la
vita sulla Terra oramai è troppo distante dai desideri delle 5000 persone
(metaforicamente l’Umanità) che si sono fatte ibernare sulla astronave Avalon. Le macchine però sono “stupide” e si
inceppano, molto più stupide dell’essere umano che ha l’intelligenza per sanare
i propri difetti ed i propri “vizi di costruzione”.
Un
passeggero si sveglia novanta anni prima dell’arrivo ed è solo, in compagnia
unicamente di un barman, androide, filosofo e gentiluomo…ma sempre una robot
privo di sentimenti.
Una
nuova genesi in salsa fantascientifica con il suo Adamo e la sua Eva.
Fabrizio Giulimondi
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