“La bellezza collaterale” (“Collateral Beauty”) di David Frankel (che riprende vistosamente il tocco registico di Muccino, in particolar modo la splendida produzione "Sette anime") è uno di quei film che
vanno visti per provare e riprovare emozioni vere, autentiche, film che ti
costringono a fermarsi a riflettere.
Will Smith è
da nomination agli Oscar come miglior attore
protagonista e il suo volto, la sua espressione mimica, la capacità di
trasmettere il dolore con gli occhi e l’intensità dello sguardo sono talmente ultra vires da toccare lo spettatore nel
profondo del cuore, bloccandolo allo schermo.
La
Morte, il Tempo, l’Amore: astrazioni date per scontate, variabili indipendenti
della nostra esistenza, specie la Morte, accantonata dalla cultura occidentale;
ma la Morte, il Tempo e l’Amore sono immanenti alla nostra esistenza e possono personificarsi
e apparire ad un padre disperato che ha perso la figlia di sei anni per un
tumore; ed un dolore senza confini può allontanare due persone ma non spezzarne
l’amore, perché l’amore è dentro ogni trancio della vita di una persona e la
persona può pur cercare di fuggire via da esso ma l’amore si ripresenterà
sempre e comunque, magari sotto forma di
una ragazza dubbiosa e fuggente, piagnucolante e sorridente; e il tempo ci
viene regalato e deve essere “destinato” e non sprecato, perché è sprecato
anche il tempo consunto per troppo tempo dal troppo dolore.
In
realtà, la Morte può interpretare anche i ruoli dell’Amore e del Tempo perché è
la Morte a dare senso ad entrambi.
Quale era il nome di tua figlia?
Fabrizio Giulimondi
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