Il romanzo
breve di
"Illmitz" (Bompiani, 2014) di Susanna Tamaro è uno scritto clandestino, emotivamente ed
interiormente autobiografico, dove i particolari e il florilegio di
aggettivazioni costituiscono la sua vera trama. In corsivo sono riportate
chiazze di visioni oniriche che sganciano i sogni dalla quotidianità raccontata
morbidamente dalla Tamaro. "Illmitz" è l'ode alla bellezza del
quotidiano, della vita di tutti i giorni, della normalità composta di ricordi e
affetti semplici, nella quale la voce narrante, Agnese, Cecilia, Attila e "Frankenstein"
sono protagonisti a loro insaputa: "In
città è diverso: ciascuno crede di poter essere differente da ciò che è,
ciascuno aspira a qualcosa di più grande, senza comprendere quale grandezza sia
invece il vivere ogni giorno". Il giorno dopo giorno luccica come le acque
placide di un lago.
Questo
è "Illmitz": uno sguardo
intenso e prolungato di un viandante puntato su un lago, al confine fra
l'Austria e l'Ungheria.
Questo
è "Illmitz": l'asperger
che si fa prosa: "Sono giorni in cui
la sofferenza interna cresce più acuta e, nella sua dimensione estrema, mi
impedisce qualsiasi contatto".
La
morte è solo un momento che perde di significato dinanzi alla potenza della
vita, semplice, anonima, diluita nelle ore del giorno e della notte.
"La natura ha il potere di abolire il tempo",
come la letteratura.
Fabrizio Giulimondi
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