“Gli inganni di Pandora. L’origine delle discriminazioni
di genere nella Grecia antica” (Feltrinelli)
è un breve ed intrigante saggio della ottantatreenne grecista, giurista e storica
Eva Cantarella, che ancora affascina
con i suoi scritti il lettore, proiettato con rinnovato vigore nel mondo
ellenico sempre da nuove visuali.
Tramite
i miti, a partire da quello di Pandora, la filosofia e la medicina con il
pensiero ippocrateo la Cantarella
traccia l’origine della discriminazione delle donne e gli albori della loro
sudditanza fisica, spirituale, morale, esistenziale e antropologica all’uomo,
stato di inferiorità durato per millenni e che ancora perdura in molte zone del
pianeta, come quelle a prevalenza arabo-islamica e induista.
La
eclettica e prolifica scrittrice per mezzo del pensiero di Aristotele, Platone,
Socrate e di altri grandi intelletti ellenici fa comprendere come immense menti possano
parimenti forgiare idee del tutto fuori dal vero e capaci di determinare per
tempi imperituri soggezioni devastanti per decine di milioni di esseri umani: le
astrazioni che galleggiano nel mondo invisibile ed impalpabile delle creazioni intellettuali
calate in rerum natura possono
trasformarsi in tragedie non teatrali ma reali come è stato, ed è, per
moltitudini di bambine, fanciulle, ragazze, donne ed anziane.
Un
lavoro che si legge agevolmente nell’arco di poche ore e che molto insegna a
chi lo affronta.
Fabrizio Giulimondi
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