“La commedia borghese”, edita nel 2013
da Elliot, è una suggestiva raccolta di
racconti scritti dalla Autrice ucraina Irène
Némirovsky - risucchiata il 17
agosto 1942 nell’inferno terreno del campo di sterminio nazista di Auschwitz-,
il cui titolo riprende quello di una delle quattro storie in essa contenute ("I
fiumi del vino"; "Film parlato"; "Ida"; "La
commedia borghese").
Gli
spostamenti residenziali della scrittrice si ritrovano in questo lavoro, che
attraversa l’Europa dalla Finlandia alla Francia e le cui ambientazioni e
atmosfere costituiscono le scenografie delle vicende che vi sono narrate.
In
mezzo alle stupende descrizioni di caratteri, persone, luoghi, strade, piazze,
vicoli, locali, paesaggi, vengono dipinte con le parole della letteratura,
vicina a quella d’oltralpe e russa, la vita scollacciata di donne di malaffare
immerse in ambienti carnascialeschi di una Parigi che appare come la trasposizione
in Francia della Roma felliniana.
Il lettore
vede scorrere davanti a sé pagine affascinanti che danno forma scritta a
cortometraggi e a vere e proprie sceneggiature di piece teatrali. L’aria rivoluzionaria sovietica del 1917 inonda le
terre di Finlandia e persino la mollezza dei costumi parigini. I personaggi
sono tutti protagonisti, nessuno escluso, di vicende nella loro ordinarietà del
tutto avvincenti. Prostitute, cortigiane
e maitresse, al pari di donne per
bene annoiate e vittime di un ottuso formalismo, sono paritariamente eroine,
dentro le quali la Némirovsky scava
delicatamente e impercettibilmente.
Il
lettore avverte distintamente branduardeschi “canti, balli e suoni di risa”, tanto che le parole scritte non sono
percepite dalla vista ma da dall'udito.
Una
sensualità decadente e disperata trasuda da corpi di non più giovani donne afflitte
da un incipiente disfacimento della loro fisicità. Con i loro occhi sembra di
guardare gli spettacoli “peccaminosi” che si svolgevano nei raffinati cabaret della
Belle Époque francese, i primi
spogliarelli, la comparsa del nudo femminile nei teatri. I racconti si sciolgono
in un periodare che sa di champagne e di freddo finnico. La parola di Irène Némirovsky si fa immagine
cinematografica, recitazione teatrale, movimento di danza, estetica letteraria,
suono di can-can, chiazza purpurea di un colore ad olio su una tavolozza tenuta
in mano da una scrittrice talentuosa e morta ignobilmente. Apparente
quotidianità, autentico disagio che non muta mai in dramma. Personaggi
farseschi tratteggiati in un drappeggio stilistico. L'eleganza convive con la
sciatteria e la volgarità. Donne caste in cerca di una esplosione di sensualità.
Lascive e non più giovani donne in cerca di una metamorfosi che le conduca
verso talami coniugali, che possano cancellare una volta per tutte la fama che
le perseguita e le emargina.
“La commedia borghese”, ossia un “misto di orgoglio, di sensualità, di
inquietudine”, tutto da gustare.
Fabrizio Giulimondi
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