Quella
di Donato Carrisi è letteratura allo
stato puro, un sistema geometrico di coupe
de theatre, un caleidoscopio di emozioni e sentimenti misto ad una costante
investigazione raziocinante che, similmente ad un violento vortice di vento, travolge
il lettore: “La casa delle voci” (Longanesi) ne costituisce la cuspide.
Incominci
a leggerlo, affascinato da una irresistibile bellezza artistica e da uno stile incisivo
che toglie il fiato, e non ti fermi più, sino ad entrare anche tu in uno stato
ipnotico. Sì, perché questa è un’opera ipnotica, sotterranea, labirintica,
claustrofobica, cunicolare.
“Se voi vivere, devi imparare a morire”.
Carrisi si insinua ritmicamente
nei meandri oscuri dell’anima dell’essere umano, nel deep web dell’individuo, scovandone il canone inverso, il dietro le
quinte cimiteriale e spettrale.
Ricordi
autentici o frutto di immaginazione scorrono come rivoli per approdare nell’inconscio
e schiudersi come sogni, incerti se infrangere o meno la sottile membrana
divisoria del visibile dall’invisibile, del corporeo dall’incorporeo, del
passato nascosto come un fiume carsico da un futuro finalmente attracco di un
presente che giunga una volta per tutte alla verità.
Questo
lavoro è una lunga ricerca della verità fra mondo reale e onirico, tra desideri
e tragedia, perché la vita dei protagonisti è calata in un teatro drammatico ove
la demarcazione fra pazzia e normalità è solo convenzionale.
La
fluidità del periodare dell’Autore cancella il tempo del lettore al pari di Pietro
Gerber che ipnotizza i bambini traumatizzati che vengono sottoposti alle sue
cure. La concatenazione armonica delle parole e la sonorità dei vocaboli si
sciolgono in bocca con un gusto dolce e aspro, ma con una punta di amaro.
Il cambio
del nome non è un mero atto giuridico ma determina un cambio di identità e, di
conseguenza, di personalità.
Schizofrenia,
psicosi, transfert, necessità di amare, potenza della vita che vuole generarsi nonostante
tutto e tutti.
Il
passato non è altro che un perenne presente. Noi non siamo altro che il nostro riflesso
che scorgiamo sullo specchio. L’uomo è una voragine riempita del fatuo per non essere
schiacciato dalla verità: Carrisi narra
i nostri “conti in sospeso”.
Nulla
sarà vero di quello che leggerete. Tutto sarà vero di quello che leggerete.
“Nessuno vuole veramente ascoltare ciò che
hanno da dire i bambini”.
Un
numero può essere la pietra angolare di un edificio letterario: “La parola segreta di tuo padre è un numero,
vero?”
I
particolari sono le fiaccole che fanno discernere al lettore il giusto dall’errato,
il chiaro dalla penombra e dall’ombra, il veritiero dal falso, la realtà dall’immaginazione
e dal lato onirico dell’esistenza che può trasformarsi in incubo.
“L’ipnosi è un varco aperto nell’ignoto. Alcuni
vogliono esplorarlo, altri non se la sentono perché hanno paura di scoprire
cosa oppure chi troveranno là sotto”.
Fabrizio Giulimondi
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