La mia libertà equivale alla mia vita.
"Presunto colpevole. Gli ultimi giorni di
Craxi" del valente giornalista Marcello
Sorgi (Einaudi), emoziona, commuove,
avvince, tiene bloccato alla sedia il lettore a verità solo suggerite, appena
accennate, un lettore intristito e mesto dinnanzi al crepuscolo di un Potere
sotto il quale l'Italia diventò la quinta potenza mondiale.
Bettino
Craxi. Aldo Moro. Storie, caratteri, stili, loquele e approcci differenti, statisti
speculari fra di loro, accomunati da uno stesso destino, ossia "cadere vittime di una indifferenza e di una
spietatezza che non si aspettavano, che non pensavano di meritare".
Il
pool di Mani Pulite fra dottor Jekyll e Mr. Hyde, più Mr Hyde per alcuni
versanti, specie quello craxiano.
Monsieur le Président fra malattia
fisica e malattia giudiziaria, fra esilio e latitanza, fra contrasto alla
sudditanza agli Stati Uniti e lotta indomita e senza quartiere al comunismo, in
una terza via incarnata in una Italia sovrana e benestante.
I
fatti di Sigonella del 10 ottobre 1985 nulla entrano in quello che avverrà dopo
il 17 febbraio 1992 (arresto di Mario Chiesa)? E l'interlocuzione fra consolato
americano a Milano e Di Pietro ed i giudici ambrosiani è un dato ininfluente
nelle note vicende?
"In questo processo, in questa trama di odio
e di menzogne, devo sacrificare la mia vita per le mie idee. La sacrifico volentieri.
Dopo quello che avete fatto alle mie idee, la mia vita non ha più valore. Sono
certo che la storia condannerà i miei assassini. Solo una cosa mi ripugnerebbe:
essere riabilitato da coloro che mi uccideranno".
Leggendo
"Presunto colpevole. Gli ultimi
giorni di Craxi" e vedendo il bellissimo film di Gianni Amelio
"Hammamet" sembra sentirsi "l'eco
dell'ultima stagione novecentesca in cui la politica, le strategie, gli
accordi, i compromessi, hanno ancora contato qualcosa in Italia".
Fabrizio Giulimondi
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