sabato 11 febbraio 2012

L’AMICO RITROVATO, di Fred Uhlman, Universale Economica Feltrinelli


Fred Uhlman è una di quella rare figure nell’ambito della letteratura che con un solo libro - scritto in età avanzata nel 1971 – lasciano un segno indelebile della propria presenza.
Molti lo hanno definito un romanzo, ma in realtà – come ha mirabilmente detto Arthur Koestler – è una novella che aspira ad essere un romanzo in miniatura, strumento letterario più confacente ad un pittore come Uhlman, che meglio sa adattare la composizione alle dimensioni della tela, mentre gli scrittori dispongono di una quantità illimitata di carta.
Due ragazzi sedicenni frequentano la stessa scuola esclusiva a Stoccarda. Uno è figlio di un medico ebreo (orgoglioso di essere tedesco e di aver combattuto come ufficiale per la Germania nella Grande Guerra), l’altro appartiene ad una ricca famiglia protestante di antica e grande tradizione aristocratica.
Tra di loro nasce una intensa amicizia, rafforzata dai comuni interessi culturali, poetici e culturali. Poi arriva il nazionalsocialismo…..
In 92 pagine ci sono descrizioni incantevoli e nostalgiche dei luoghi ove l’Autore ha trascorso l’adolescenza; il racconto di una amicizia bella e sincera; la follia antisemita.
Due passaggi potenti non possono non essere qui riportati.
Dinanzi alla morte di tre giovani vicini di casa cagionata da un incendio, Hans, il giovane ebreo, dice:
“O Dio non c’era o esisteva una divinità che era mostruosa nel caso fosse stata potente e inutile se non lo era”(il mio pensiero vola ai campi di sterminio)
Alla domanda se non avesse paura del nazismo, il padre del ragazzo ebreo risponde:
” Per niente. Conosco la mia Germania. Non è che una malattia passeggera, qualcosa di simile al morbillo, che passerà non appena la situazione economica accennerà a migliorare. Lei crede sul serio che i compatrioti di Goethe e di Schiller, di Kant e di Beethoven si lasceranno abbindolare da queste sciocchezze? Come osa offendere la memoria dei dodicimila ebrei che hanno dato la vita per questo paese?”.
Nell’ultimo rigo troverete un finale che vi rallenterà la chiusura del libro.
Fabrizio Giulimondi

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